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Edificio per abitazioni e uffici

Anno: 1947 - 1948

Località: Milano, Duomo

Indirizzo: via Broletto 37

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: Luigi Figini, Gino Pollini

Il complesso è formato da un volume a cortina su strada, che nella linea di gronda si uniforma agli edifici circostanti, e da un altro corpo più interno di tre piani più alto. I due volumi, di sette e undici piani fuori terra, sono rispettivamente destinati ad uffici e ad abitazioni. Il progetto di Figini e Pollini insiste sul sedime di un palazzo distrutto dai bombardamenti. Della memoria di questa preesistenza esso si preoccupa di conservare la morfologia insediativa: lo spazio dell’antica corte colonnata viene confermato dal cortile attuale, delimitato da due piccoli corpi di fabbrica di uno e due piani, che fungono da raccordo tra i due volumi principali e seguono abilmente la conformazione irregolare del lotto. Da questo spazio carrabile una rampa dà inoltre accesso al piano interrato che accoglie le rimesse per le auto. Il corpo a torre più interno affaccia invece sul retro, dove viene conservato l’antico giardino preesistente. Esso costituisce il fulcro visivo di tutta la composizione: da via Broletto lo sguardo può infatti spaziare in profondità, attraverso il filtro di ripetute quinte architettoniche, sino al concluso spazio verde. Alla torre ad appartamenti, servita da due corpi scala corrispondenti ad altrettanti ingressi, si accede dalla corte intermedia, mentre il portico passante al di sotto di essa ha l’esclusiva funzione di confermare l’asse di penetrazione visivo cui il giardino fa da fondale. L’espediente di rialzare il piano di calpestio di questo passaggio accentua l’effetto prospettico e rende possibile la visuale sul giardino da un punto sopraelevato.

 

Lo scheletro strutturale in cemento armato caratterizza i diversi corpi di fabbrica. La diversificazione fra di essi viene invece perseguita attraverso la caratterizzazione dei prospetti, giocando sulla più o meno esplicita presenza della maglia portante. Il muro di riempimento si arretra infatti nella torre ad appartamenti, facendo emergere l’ossatura che accoglie diverse logge, qui corrispondenti in gran parte ai servizi e schermate da graticci stendipanni (nei piani più bassi da esili telai in legno). Il medesimo criterio viene utilizzato ancor più esplicitamente sul giardino, dove le logge sono più profonde e continue e corrispondono alla zona giorno degli appartamenti. La composizione “per piani” e la dicotomia fra elementi portanti e portati viene accentuata dal diverso trattamento delle superfici: pietra artificiale color avorio nella facciate laterali e sull’ossatura, intonaco per i tamponamenti, in particolare nei muri arretrati e nelle logge. Diverso il discorso per il corpo uffici: in questo caso, le limitate dimensioni del lotto suggerirono ai progettisti l’impiego di una travatura a luce unica, sagomata a C per contenere gli impianti. La scelta si riflette nella caratterizzazione del prospetto, rivestito di travertino a superficie rustica, dal marcato andamento a ricorsi orizzontali. Il piano terra, di ridotta superficie, era occupato in origine, oltre che dal passaggio carrabile, dagli uffici della Banca Manusardi, la cui proprietà aveva già commissionato a Figini e Pollini la propria abitazione a Milano (1935), la tomba di famiglia al Cimitero Monumentale (1940) e una villa a Cartabbia (1942-1950). La sommità di entrambi i corpi viene trattata secondo il tipico schema che, dai condomini di Terragni e Lingeri alle domus di Ponti, ha caratterizzato gran parte dell’edilizia residenziale milanese del dopoguerra: due “ville sospese”, che si sovrappongono liberamente ai volumi sottostanti, consentono allo sguardo, attraverso logge ed attici, di spaziare sulla metropoli circostante.

 

Federico Ferrari