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Quartieri INA CASA e IACP di viale Omero

Anno: 1949 - 1955

Località: Milano, Lodi - Corvetto

Indirizzo: viale Omero

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Ufficio IACP, Irenio Diotallevi, Domingo Pochettino

All’esterno della fascia di espansione del Piano del 1912, in cui ritroviamo i vecchi quartieri di edilizia pubblica delle vie Polesine, Mompiani e Panigarola, a Est di viale Omero, si ritrova un complesso di interventi pubblici realizzati nel primo dopoguerra, tra la fine degli anni Quaranta e Cinquanta. Si tratta del quartiere comunale Gabrio Rosa (1948-1951), dei quartieri INA Casa Barzoni e Montemartini (1949-1951), il quartiere comunale Barzoni (1952) e il quartiere IACP Omero (1949-1955). Ad eccezione del quartiere Omero realizzato dall’Ufficio Studi e Progetti IACP, i quartieri comunali e INA Casa sono stati realizzati dall’Ufficio per l’Edilizia Popolare del Comune di Milano, diretto in quegli anni da Arrigo Arrighetti, molto attivo negli anni della Ricostruzione e nel primo piano settennale INA Casa.

 

Il Quartiere di via Omero rappresenta il tentativo di realizzare attraverso differenti forme di edilizia pubblica una parte di città organica, costruita sulla base dei principi urbanistici ed edilizi del Movimento Moderno e ispirata alla politica del quartiere autosufficiente. Un caso simile degli stessi anni è sicuramente quella del QT8, nel settore nord della città. Il quartiere autosufficiente si articola attraverso un’immagine urbana complessa e diversificata, nella quale viene offerta un’ampia gamma di tipologie e di soluzioni architettoniche, ma soprattutto arricchito di servizi e di esercizi commerciali, che di solito, rappresentano la spina nel fianco di tale politica. Anche nel quartiere Omero la diversificazione è ampia: dalle case a schiera del quartiere comunale Barzoni, agli edifici prevalentemente in linea lungo la via Omero, agli edifici su pilotis che si affacciano su piazza Gabrio Rosa, disegnati da Irenio Diotallevi, direttore dal 1946 dell’Ufficio Studi e Progetti IACP e autore con Franco Marescotti di un famoso compendio di housing sulla casa sociale moderna in Europa.

 

La qualità complessiva del quartiere appare ordinaria, sia per la difficile leggibilità dell’impianto urbanistico, che in alcuni casi sembra essere il risultato di un assemblaggio forzato di tipi, sia per la qualità architettonica nonostante il buono stato di manutenzione, ma in misura più concreta per il disegno degli spazi aperti, frammentato dalle cancellate che recingono le parti del complesso, che nonostante la discreta dotazione di verde appare anche questo piuttosto residuale. L’ordinarietà dell’insieme non esclude il fatto che il quartiere mantenga un elevato livello di integrazione con i tessuti urbani limitrofi e offra, soprattutto all’interno dell’impianto del quartiere IACP, un confortevole ambiente di vicinato.

 

Paolo Galuzzi