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Quartiere INA-Casa

Anno: 1951 - 1958

Località: Cesate, Centro

Indirizzo: Villaggio INA

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista: BBPR, F- Albini, G. Albricci, I. Gardella

All’inizio degli anni Cinquanta lo studio BBPR aveva già avuto modo di cimentarsi con il tema dell’insediamento residenziale con la costruzione del quartiere di case operaie “Le Grazie” a Legnano (1939) e le case per impiegati in via Alcuino a Milano (1945).  Rispetto a questi episodi il quartiere INA di Cesate, piccolo comune a quindici chilometri da Milano, è arricchito da una maggiore complessità funzionale e linguistica.

 

Le famiglie sono ospitate in case a schiera o in linea, riunite in piccoli gruppi in modo da indurre la formazione di comunità di dimensioni intermedie tra la famiglia e il quartiere. Ogni gruppo di case trova al suo centro un’area attrezzata, un “cuore” – com’è definito nella relazione di progetto – dotato di alcuni servizi di prima necessità, come un giardino d’infanzia, una lavanderia e un laboratorio comune.  Al centro dell’intero quartiere, collocati in prossimità della stazione del treno, sono previsti l’ufficio postale, la scuola, la chiesa, il cinema e l’autorimessa. La viabilità riproduce lo stesso schema ramificato: dalla strada proveniente da Milano si stacca una rete di vie secondarie cui sono collegati vialetti pedonali che portano alle singole unità abitative.

 

Il coinvolgimento di diversi progettisti è funzionale alla volontà di creare la massima varietà possibile. Belgiojoso, Peressutti e Rogers realizzano due tipi di abitazioni a schiera: uno meno profondo – con gli ambienti di soggiorno e le stanze da letto rivolte a sud, le scale e i servizi rivolti a nord – e uno a corpo doppio, per le abitazioni più grandi, con orientamento est-ovest. Pur introducendo elementi come le finestrature ad andamento verticale e i tetti a falda in tegole, i BBPR non cedono a nessun richiamo neorealista, affermando la continuità del loro lavoro con la ricerca sul tema dell’abitazione economica condotta negli anni precedenti. Il quartiere di Cesate, tuttavia, testimonia che si è ormai compiuto il superamento dello schematismo del razionalismo, se non addirittura, come scrive Tafuri, la «penetrazione anche a Milano delle ideologie populiste» in particolare nell’esplicito richiamo alle figure della tradizione lombarda nelle case di Gardella: L’edificio scolastico nel centro del quartiere è forse il più innovativo e mostra lo sforzo condotto dai BBPR per contribuire a una didattica più aggiornata, in particolare con l’adozione di aule pentagonali: l’assenza di un asse di simmetria prevalente vuole suggerire metodi pedagogici meno rigidamente costituiti rispetto al passato. Le aule sono accostate le une alle altre a formare delle ampie curve frastagliate disposte liberamente sul terreno a partire da un nucleo centrale per gli uffici amministrativi e i servizi collettivi.

 

Il piano urbanistico iniziale si estendeva su un’area di 33 ettari, ridotti a 20,5 a cantiere già avviato, suscitando la disapprovazione dei progettisti che lamentano l’alterazione del calibrato rapporto dimensionale previsto tra il quartiere e il nucleo storico di Cesate. Delle case alte previste in origine, ne è stata realizzata una sola, su progetto di Enrico Castiglioni. Una forte riduzione dei servizi previsti e l’affidamento a terzi della direzione lavori, inoltre, non hanno consentito la piena realizzazione del progetto.

 

Paolo Brambilla