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Municipio di Bollate

Anno: 1989 - 1990

Località: Bollate, Centro

Indirizzo: Piazza Aldo Moro 1

Destinazione d'uso: Centri Civici

Progettista: Andrea Balzani, Virgilio Vercelloni

Il Municipio di Bollate, completato nella seconda metà degli anni novanta, costituisce un esempio di progettazione pubblica in cui l’architettura, oltre che a proporsi come massa figurativa emergente e di richiamo all’interno del paesaggio urbano che la accoglie svolgendo il ruolo di monumento civico e di luogo d’incontro, tende a proporsi come uno dei protagonisti di un più vasto progetto di riqualificazione della città di Bollate. Da questo punto di vista ad esempio l’idea di impiegare lo stesso materiale lapideo (serizzo) sia per il rivestimento delle facciate, sia per le pavimentazioni al contorno (estese negli intenti ben oltre il perimetro attuale) trasforma la pietra in elemento unificante tra edificio e paesaggio, dichiarandone esplicitamente l’unitarietà.

Ma se l’edificio trova nella sintesi materica un suo aspetto caratterizzante, rispetto all’edificato dell’intorno non rinuncia alla sua contemporaneità evitando ogni soluzione stilistica o di falso ‘richiamo storico’ nel proporsi invece come figura geometrica elementare e ben riconoscibile; una sorta di ‘cubo poroso’, scavato alla sua base da un porticato pubblico e segnato da altre figure – un prisma vetrato e un ameboide rivestito di marmo – chiamate a disegnare nel loro confronto il percorso del piano terreno di attraversamento in diagonale.

La solidità geometrica del cubo di riferimento è sottolineata anche dal ritmo serrato delle aperture che ‘svuotano’ le facciate lapidee all’interno di una griglia matematica scandita dalla dimensione delle lastre e ripetuta sui quattro lati, offrendo quale riuscito contrappunto figurativo gli infissi quadripartiti  di colore blu Prussia la cui tonalità è ripresa dalla struttura metallica del prisma vetrato del piano terreno. Questo ‘rompe’ il rigido perimetro del quadrilatero di riferimento insieme al movimentato gioco compositivo perimetrale cui concorrono le due scale di ferro aggettanti colore azzurro; elementi aggiuntivi che diventano due calibrate figure turrite che svettano verso l’alto come la corte centrale raccolta sotto un ampio lucernario piramidale che cattura la luce zenitale proiettandola nel cuore della costruzione sino al piano terreno. Questo è il luogo pubblico d’incontro, da cui dipartono gli ascensori cilindrici, attraversato da una passerella sospesa al primo livello connessa alla scala di salita anticipata da una bussola coperta, pensata come una piccola architettura compiuta accolta da quella complessiva. Sul fronte principale un basamento geometrico composto da un cilindro a gradoni intonacato, sostenuto da gradoni di serizzo, (su disegno di Matteo Vercelloni) funge da elemento portabandiere.

Un edificio, si legge nella relazione di progetto, “che pur non essendo stato pensato come struttura flessibile al variare delle esigenze, manifesta il suo contributo alla formazione di un nuovo paesaggio urbano con un’immagine precisa e solida, emergente dal punto di vista del manufatto architettonico dall’insieme della geografia edilizia dell’intorno”.

MATTEO VERCELLONI