Caricamento...

Il ciclo dell'acqua: i depuratori di Milano

temi

A cura di Cesare Salvetat

La realizzazione dei depuratori ha offerto l’occasione per dimostrare come la città di Milano, tradizionalmente sede di una delle più evolute civiltà idrauliche di tutti i tempi, sia stata in grado di affrontare la situazione di grave ritardo e di emergenza in cui per vari motivi si è venuta a trovare, con un intervento esemplare sia per la rapidità di esecuzione, sia per la qualità del servizio reso, sia per l’attenzione posta al rapporto con l’ambiente, con il paesaggio e con la cittadinanza. La realizzazione dei poli depurativi di Milano (Nosedo, Milano S.Rocco e Ampliamento di Peschiera Borromeo) ha consentito, invece, di dimostrare come anche grandi impianti tecnici urbani possano divenire oggetto di apprezzamento e di riqualificazione ambientale e come sia possibile conciliare efficienza funzionale e valore estetico.

(Materiale protetto da copyright, vietata la riproduzione)

La realizzazione dei depuratori ha offerto l’occasione per dimostrare come la città di Milano, tradizionalmente sede di una delle più evolute civiltà idrauliche di tutti i tempi, sia stata in grado di affrontare la situazione di grave ritardo e di emergenza in cui per vari motivi si è venuta a trovare, con un intervento esemplare sia per la rapidità di esecuzione, sia per la qualità del servizio reso, sia per l’attenzione posta al rapporto con l’ambiente, con il paesaggio e con la cittadinanza.

 

Tra i motivi di tale ritardo non va dimenticata l’opposizione manifestata dai cittadini nei confronti non solo dei depuratori ma degli impianti tecnologici in genere, che in effetti, in molti casi, hanno deturpato i luoghi dove sono stati inseriti.

 

La realizzazione dei poli depurativi di Milano (Nosedo, Milano S. Rocco e Ampliamento di Peschiera Borromeo) ha consentito, invece, di dimostrare come anche grandi impianto tecnici urbani possano divenire oggetto di apprezzamento e di riqualificazione ambientale e come sia possibile conciliare efficienza funzionale e valore estetico, come testimoniato anche dai diversi servizi dedicati ai depuratori di Milano, pubblicati su riviste specializzate in architettura e design a diffusione nazionale ed internazionale. Per la qualità estetica del depuratore Milano S. Rocco il Comune di Milano ha vinto il Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura 2005/2006.

 

La presenza all’interno delle strutture di locali e di spazi capienti riservati alla comunicazione ed alla didattica fanno di questi impianti dei punti di riferimento non solo per la ricerca specialistica e il trattamento di argomenti di tipo scientifico, ma anche luoghi adeguatamente attrezzati per l’organizzazione di eventi e occasioni di incontro per gli abitanti dei vicini quartieri residenziali.

La qualità architettonica degli impianti, il contenimento degli odori, la creazione di aree a parco in parte aperte alla libera fruizione, il fatto che gli stessi impianti siano divenuti oggetto di visita da parte di numerosi estimatori, oltre a garantire un’elevata qualità degli ambienti di lavoro, salvaguardando dignità e salute di quanti vi lavorano, incentivano iniziative volte alla riqualificazione complessiva delle aree circostanti, spesso promosse spontaneamente degli stessi cittadini.

 

Con la realizzazione dei depuratori, infatti, è stato avviato un processo senza precedenti di valorizzazione del contesto agricolo in cui i tre poli depurativi ricadono, attraverso la ricostruzione di una serie di elementi identitari del paesaggio tradizionale (filari a bordo roggia, aree boscate in prossimità di ambiti vallivi, nuove rogge, zone umide e specchi d’acqua, ripristino di antichi prati marcitori, piantagioni di alberi da frutta in via di estinzione, ecc…), reinterpretati in chiave ecologica, naturalistica e fruitiva.

Non è raro imbattersi, durante l’estate, in qualche manifestazione che coinvolga le aree ricadenti all’interno e/o all’intorno dei depuratori, come cacce al tesoro, corse campestri, visite didattiche, pic-nic a pochi passi dalle strutture un tempo temute.

 

Proprio in relazione a tali risultati, il Comune di Milano è risultato vincitore del 1° Premio ex-aequo al concorso indetto nel 2007 dalla Provincia di Milano “Città di Città” - categoria “Buone pratiche” – per il progetto “Costruire una comunità per mettere in opera il Parco della Vettabbia”, finalizzato al coinvolgimento dei cittadini nell’uso virtuoso degli spazi pubblici circostanti il depuratore di Nosedo.

Grazie alla loro particolare localizzazione, prossima ad ambiti rurali di notevole valore paesaggistico (almeno due in prossimità di importanti abbazie cistercensi come quella di Chiaravalle e di Mirasole), le aree sistemate all’intorno dei tre impianti si configurano come tra i più principali ingressi al Parco Sud dalle zone residenziali del sud Milano.

 

Durante il periodo irriguo il 100% delle acque depurate viene riutilizzato in agricoltura: questo garantisce un importante contributo al mantenimento dell’agricoltura e del verde a ridosso di uno degli ambiti metropolitani più congestionati d’Europa.

Le aree circostanti il depuratore di Nosedo, già sistemate a parco a mitigazione/ compensazione ambientale del depuratore (c.a 15 ettari all’esterno delle aree di pertinenza), sono state riqualificate mediante la realizzazione di differenti tipologie di aree boscate (c.a 10 ettari complessivi tra arbusteto, fasce riparali e bosco planiziale), la ricostruzione di una roggia preesistente secondo criteri di ingegneria naturalistica, uno specchio d’acqua alimentato con acque depurate, filari alberati (c.a 3 km) ed una tratta di percorso ciclopedonale tra Nosedo e Chiaravalle (c.a 2 km) all’interno delle aree agricole antistanti l’Abbazia. In totale sono state posate c.a 15.000 nuove piante (arbusti compresi).

 

Il progetto di “area vasta”, di prossima attuazione, prevede l’ampliamento del parco pubblico, denominato per l’appunto “Parco Agricolo Urbano della Vettabbia”, di ulteriori 100 ettari.

Tale parco si configura non solo come completamento degli interventi di mitigazione e compensazione ambientale del depuratore di Nosedo, ma anche e soprattutto come un primo laboratorio ecologico per la riconfigurazione della valle all’interno della quale ricade l’impianto, originata anticamente dalla Roggia Vettabbia, dove sperimentare e verificare compatibilità e sinergie tra condizioni di natura fortemente eterogenea attraverso la trasformazione di un paesaggio storico di altissimo valore, già in parte degradato, in rapporto alla modificazione sostanziale delle sue funzioni e dei suoi possibili modi di fruizione, proponendo una sorta di parco tematico legato  alla rigenerazione delle acque.

Il progetto contempla, tra le altre cose, la realizzazione di ulteriori macchie e fasce boscate diversamente articolate e tra loro connesse, il ripristino di filari lungo percorsi e/o corsi d’acqua, la predisposizione di una zona di bosco umido con funzione di ecosistema-filtro, la ricostruzione della marcita storica di fronte all’Abbazia di Chiaravalle, la ricomposizione/potenziamento del reticolo irriguo, il ripristino del Cavo Macconago che consentirà la riattivazione del mulino di Chiaravalle in fase di restauro, la rinaturazione di corsi d’acqua, la predisposizione di percorsi per la fruizione, nonchè il mantenimento - nelle rimanenti aree (c.a 50%) - dell’attività agricola con valenza di servizio ambientale.

Tale progetto è risultato vincitore del Premio internazionale per il Paesaggio “Pays.doc - Buone Pratiche per il Paesaggio” – categoria A (Piani, programmi e progetti) - 2^ edizione Siviglia  2007. Il premio è stato attribuito per il valore estetico ed artistico, l’esemplarità, il valore sociale e la dimensione ecologica degli interventi contemplati.

I medesimi criteri di inserimento ambientale sono stati applicati in corrispondenza del depuratore Milano S. Rocco, anche se su una superficie inferiore (c.a 30 ettari), in funzione anche delle più contenute dimensioni dell’impianto, ove si è provveduto comunque alla ricostruzione di alcuni chilometri di corsi d’acqua e di filari alberati a bordo roggia (c.a 5 km), oltre alla sistemazione di alcuni ettari di aree boscate (c.a 4 ettari), per un totale di oltre 5.000 nuove piante (arbusti compresi).

 

CESARE SALVETAT