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Vittoriano Viganò nasce a Milano nel 1919, dove muore nel 1996. La sua formazione si compie fra il Liceo Classico e la Facoltà di Architettura del Politecnico milanese, dove si laurea nel 1944 e consegue una specializzazione nelle costruzioni in calcestruzzo armato con Arturo Danusso. Negli anni sviluppa ricerche sulle tipologie primarie della residenza e dei servizi, museo e teatro, e sul rapporto spazio/oggetto, innestandoli sui temi dei rapporti residenza/servizi, dei “potenziali architettonici” dei nodi infrastrutturali e sulle “facoltà spaziali” della verticale. Costante ed ininterrotto l’interesse per lo spazio urbano, concentrato in alcuni luoghi cardine. Gli edifici e gli spazi di Viganò sono spesso attraversati da linee di tensione, uno spazio che “si induce e cresce dal di dentro”, fatto “lievitare punto su punto, dettaglio su dettaglio, materiale su materiale”. Se questi sono alcuni degli elementi del linguaggio delle opere di Viganò e se essi possono essere visti come il fine intrinseco del progetto e della costruzione dell’opera (potremmo dire il loro “fine formale”), non bisogna dimenticare che essi sono, ad un altro livello, il mezzo attraverso il quale si esercita, attraverso l’Architettura, la propria responsabilità e il proprio impegno civile nei confronti della società.
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