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Case in via Gavirate

Anno: 1956 - 1960

Località: Milano, Selinunte

Indirizzo: Via Gavirate 27, Milano

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti

L’esuberanza formale di questo condominio, così insolita rispetto alla consueta sobrietà dell’architettura milanese, nasce dalla richiesta di ottenere il massimo di indipendenza delle singole unità immobiliari: ognuno dei tre volumi cilindrici, infatti, ospita un appartamento per piano, con affaccio su tutta la circonferenza.

I tre volumi sono sollevati da terra, lasciando spazio al giardino, che si può infiltrare fin sotto l’edificio. Protetto da uno dei tre cilindri si trova un bilocale per il custode, dalla straordinaria pianta avvolgente, mentre sotto ad un altro è ricavata una zona per il gioco dei bambini. Gli appartamenti all’ultimo livello sono collegati con una scala a chiocciola ai tetti giardino, protetti dall’esterno da un alto fascione di coronamento.

Morassutti, laureato a Venezia ma unico italiano ad avere lavorato nella comunità di Taliesin, ha appreso da Frank LL. Wright un approccio progettuale che include il ricorso a strutture ardite, ma sempre ricondotte al servizio dell’architettura, e mai esibite in sé.

Lo schema strutturale, con i solai a sbalzo a partire dal nucleo centrale, in particolare, seguono uno schema che si ritrova nelle torri del maestro americano, come la sede della Johnson Wax.
Ogni cilindro è supportato da un pilastro centrale, di 180 cm di diametro, coronato da un capitello troncoconico rovescio di dimensioni particolarmente contenute grazie al ricorso alla precompressione. All’interno il pilastro si allarga diventando un nucleo cavo di 4 metri di lato, utilizzato in pianta come elemento distributivo per le stanze disposte a raggera.
I limiti dati dalla pianta così concepita, che costringe a ritagliare settori di cerchio per ottenere i diversi ambienti, sono compensati dalla libertà di spostare le tramezze. Il sistema modulare di facciata, inoltre, ha dato agli inquilini la possibilità di scegliere la disposizione dei pannelli vetrati rispetto ai pannelli ciechi.
Il disegno delle facciate, in questo modo, è automaticamente determinato dalle esigenze degli abitanti, come avverrà anche nella torre di via Quadronno, ma il disegno random delle aperture è contenuto dalla forza espressiva della struttura.
Pilotis, facciata libera, pianta libera e tetto giardino sono elementi chiaramente desunti da Le Corbusier, ma che qui trovano una declinazione assolutamente personale e inedita.

La casa a Tre Cilindri, con le sue forme semplici abbinate a dettagli accuratamente disegnati, a ben vedere è profondamente milanese nella sintonia che stabilisce con la nascente cultura del design italiano. La continuità nel metodo progettuale che si registra tra gli oggetti di design e i gli edifici industriali che Mangiarotti realizzerà negli anni seguenti, in particolare, renderanno sempre più evidente questo legame tra differenti scale di progetto.

PAOLO BRAMBILLA