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Sbagliando si impara?

Dal 27.05.2013 al 27.06.2013

Il secondo incontro del ciclo Wonderland ha affrontato un un tema cardine per la professione: fare errori. Ne hanno discusso lo studio spagnolo bRijUNi architects, il francese Oglo e l'italiano LPzR associati. Ecco un breve resoconto

Il secondo incontro del ciclo Wonderland prosegue il confronto tra studi italiani ed europei con un tema cardine per la professione: making mistakes. Ne hanno discusso il 22 maggio 2013 lo studio spagnolo bRijUNi architects, quello francese Oglo e l'italiano LPzR architetti associati.

La presentazione dello studio spagnolo, divisa in tre punti – getting started, going public, getting specialized – ha cercato di evidenziare i piccoli e medi errori che si compiono agli inizi del percorso professionale. Dopo l’esperienza a Rotterdam in grandi uffici, la decisione di costituirne uno autonomo li ha obbligati a pensare una strutturazione del personale, se orizzontale senza “boss” ma con persone specializzate oppure una verticale più gerarchica. Dopo la vincita di qualche concorso (di cui ricordano gli esigui guadagni), si sono interrogati sul mantenimento dell'ufficio garantendo dei guadagni: il compromesso è la proporzione minimo sforzo massima resa, quindi la ricerca di lavori che non dispiacciano ma che diano il massimo successo.

Gli architetti dello studio francese Oglo, emozionati per la loro prima presentazione pubblica, suddividono il processo progettuale in tre tempi: time for competition, time for design, time for use. Il primo lavoro, iniziato con una ristrutturazione di una parte di un appartamento, è poi terminato con il totale rifacimento, comportando una variazione di budget che ha creato non pochi problemi con la committenza. Un altro aneddoto, di per sé anche divertente, ha riguardato il progetto temporaneo di un parco. L'idea di inserire uno specchio alto centrale come un monolite nero kubrickiano ha causato lo schianto di alcuni volatili proprio nel giorno in cui un ambientalista ha pensato bene di fare un sopralluogo.

Lo studio italiano LpzR – originariamente *underlabo, era composto da sei persone, ed era partito senza una struttura definita – è attualmente composto da tre associati, che da subito insistono sulle difficoltà derivanti dalla crisi economica, che mette alla prova la sopravvivenza dello studio. Un edificio residenziale iniziato sette anni fa è un esempio pratico che può far aumentare gli errori a dismisura. L'aumento del numero di persone coinvolte unito ai cambi di progetto da parte del cliente, unito magari a un cambio di amministrazione, sono fattori che possono intralciare con una corretta previsione dei costi. Un suggerimento è quello quindi di trovare un cliente cercando di tenerlo fino alla fine, sperando sia una buona committenza. Se alcuni errori possono nascere da una poca esperienza progettuale, molto spesso la scelta di un consulente di bassa qualità, magari indicato dal cliente, è una decisione che può portare errori tangibili nel costruito.

Che poi, alla fine, chi vince tra architetto e committente?
Meglio assecondare le scelte del cliente o perseverare con tenacia le proprie idee? 

Gli architetti spagnoli sostengono che essendo giovani bisogna costruire e mantenere una certa responsabilità: assecondare troppo gli altri può significare a volte una perdita delle proprie idee, a scapito quindi del livello qualitativo. Discutere e confrontarsi con il cliente è fondamentale ma non bisogna scendere a troppi compromessi; in fondo ci si rivolge ad un professionista proprio per le competenze che pensiamo possieda. Per i francesi la ricetta migliore è unire un buon architetto ad un buon committente: lavorare insieme senza creare troppi conflitti. Gli italiani si pongono invece il problema dell'assenza della committenza, nel caso per esempio in cui il cliente sia una società di servizi e non una persona fisica con la quale dialogare. L'architetto Valeria Bottelli, consigliere dell'Ordine, chiede quindi se, dopo un certo numero di anni di vita dello studio, ci siano ancora problemi di struttura per la gestione dello studio, se le capacità manageriali siano migliorate oppure no.
Per i francesi il fatto di spostare lo studio da Versailles a Parigi ha permesso una facilità di spostamenti nel momento in cui hanno iniziato a viaggiare maggiormente. Gli spagnoli hanno invece riscontrato difficoltà nella gestione del budget, anche perchè le spese fisse per il mantenimento di uno studio sono ingenti. Lo studio italiano ha trovato invece difficoltà nella costruzione del team: selezionare le persone adatte è un'impresa ardua, a cui si aggiunge la responsabilità di garantire loro un compenso fisso anche se i lavori scarseggiano.
Strutturazione del budget, ricerca e relazione con il cliente, team building: molti errori comuni emersi dalla discussione ruotano intorno ai principi base emersi anche dal corso di Architettura e Management, organizzato dall'Università Bocconi e presentato più volte presso la nostra sede.
Senza esperienza, si potrebbe dire, l'errore è sempre in agguato, ma è altresì vero che sbagliando si impara ed in fondo, usando una metafora di Gianni Rodari, "Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa".
 

Manuele Salvetti

Vi aspettiamo al prossimo appuntamento del ciclo Wonderland, che si terrà mercoledì 5 giugno alle ore 18. Il tema dell'incontro sarà going public. Ospiti: BLA! Ufficio di Architettura (Italy), DOT Agency for Architectural Affairs (Spain) e Republic of Architects (Romania).

 

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