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Architettura per lo Sviluppo: un approfondimento

From 28.03.2012 to 30.04.2012

Presentazione del corso di Architetti Senza Frontiere Italia e Fondazione dell'Ordine, dedicato a sviluppo e cooperazione sostenibile nei paesi terzi, che inizierà il 24 Aprile 2012

Promosso da Architetti Senza Frontiere Italia e Fondazione dell'Ordine, il corso è aperto da una lezione introduttiva aperta a tutti dall'arch. Camillo Magni, presidente di ASF-ITALIA, e si articola in interventi di carattere teorico-critico cui è affiancato un dialogo con professionisti che operano direttamente nel settore.

Direzione scientifica
Beatrice De Carli, Camillo Magni (ASF-ITALIA)
Obiettivo del corso è di introdurre i partecipanti al ruolo delle discipline del progetto all’interno dei processi di ‘sviluppo’, offrendo in particolare strumenti conoscitivi e di lettura dei territori informali, e strumenti operativi per azioni capaci di incidere sullo sviluppo delle comunità locali.

Il Corso avrà inizio il 24 Aprile 2012 con frequenza settimanale, per un totale di 20 ore (2 mesi circa) dalle 18,30 alle 20,30.

Sede di svolgimento

Gli incontri si svolgeranno presso la sede di Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Milano, via Solferino 19, 20121 Milano.

ISCRIZIONI
Il Corso si rivolge a professionisti e studenti che operano nel campo dell’architettura e dell’urbanistica.
L’ammissione è riservata ad un massimo di 60 partecipanti. Il corso sarà attivato a partire da una soglia minima di 25 iscritti. I candidati dovranno inviare la propria domanda di iscrizione entro il 10 Aprile 2012.

Due parole con Camillo Magni, presidente di  Architetti senza frontiere, ONLUS nata nel 1998 con l’obiettivo di coniugare una vocazione sociale di volontariato al profilo professionale dell’architetto. La sede operativa è a Milano con due gruppi regionali dislocati a Firenze per la Toscana e a Vicenza per il Veneto. In questo momento, ci racconta, stanno operando sia sul tema della formazione, in coordinamento con partners internazionali, che nell'ambito della progettazione locale nei territori italiani e della progettazione internazionale con l’avvio di un progetto educativo in Cambogia.


(FdeA) Come mai avete deciso di fare un  corso dedicato alla vostra attività?


(CM) In questi anni abbiamo avvertito tra gli architetti che si sono avvicinati alla nostra associazione la presenza di una grande carica emotiva e di entusiasmo, ma al tempo stesso abbiamo verificato una carenza di conoscenze teoriche e pratiche connesse agli ambiti di sviluppo sociale. Operare in aree di povertà e segregazione per un architetto vuol dire innanzitutto conoscere il problema ed individuare gli strumenti operativi per promuovere uno sviluppo efficace per le classi più indigenti di popolazione.


Nella vostra presentazione del corso parlate di  territori informali, che significa ridefinire gli  strumenti conoscitivi e di lettura per agire in aree non legate alla cultura architettonica che ci viene insegnata. 


Con diversi contributi, tra cui quello di Viviana d’Auria, che lavora alla KU Leuven/ASRO-OSA in Belgio e che ci darà un inquadramento generale dedicato  allo sviluppo e cooperazione internazionale,  si chiariranno gli aspetti problematici più generali connessi ai temi di marginalità e informalità, del territorio e delle relazioni sociali connesse.
Intendiamo offrire  contributi teorici per chiarire cosa si intende per sviluppo, nel senso di sviluppo sostenibile e locale, e di informalità e marginalità.
Inoltre parleremo di strumenti disciplinari adeguati a riconoscere e descrivere i materiali urbani che costituiscono gli slum del sud del mondo, oltre a descrivere gli aspetti sociali che ne caratterizzano le conformazioni.


Sicuramente strumenti operativi diversi da quelli ordinariamente sviluppati nelle tradizionali situazioni urbane occidentali. Quali sono le azioni capaci di incidere sullo sviluppo delle comunità locali?


Ogni sezione tematica sarà organizzata in modo da offrire un contributo sia teorico che pratico, attraverso le testimonianze dirette di operatori che sono intervenuti nei contesti dei Paesi Terzi.
L’obiettivo è quello di identificare ed analizzare gli strumenti del progetto che si sono dimostrati più efficaci in questi contesti.
Strumenti di promozione e partecipazione sociale, strumenti di pianificazione dal basso e non solo, strumenti progettuali e definizione di tecnologie appropriate ai contesti fisici ed appropriabili a quelli sociali sono solo alcuni esempi degli argomenti che verranno affrontati.
Il corso si propone di ridefinire gli approcci più consolidati del progetto individuando i possibili elementi di innovazione da introdurre al fine di aumentarne l’efficacia nelle aree di habitat sociale.


Certamente l’aspetto esperienziale è fondamentale per l’approccio a queste discipline.  Chi avete invitato ad  intervenire a  questo corso?


Come accennato precedentemente saranno interlocutori che possono vantare un esperienza diretta sul campo.
Alcuni di loro hanno maturato negli anni  anche una visione più teorica e problematica, ma sempre a partire da conoscenze pragmatiche.
Tra gli obiettivi del corso la volontà è di presentare molteplici contributi, considerato che interverranno circa 12 ospiti esterni,  al fine di restituire il complesso ed articolato dibattito che interessa queste tematiche
A tal fine si presenteranno prospettive differenti: i contributi arriveranno sia da ONG nazionali ed internazionali, sia da centri di ricerca come università europee sia da singoli architetti che si sono trovati ad operare in paesi terzi.


Significa che sono coinvolte anche realtà accademiche che sviluppano programmi di ricerca in questa direzione?


Alcuni di noi operano all’interno del Politecnico di Milano, dove si stanno sviluppando programmi di ricerca in questo ambito.
Insieme ai rappresentanti di UCL/ The Bartlett, Università di ispirazione multidisciplinare Inglese, con sede a londra, e in particolare con Alexandre Apsan Frediani, che assieme a asf.uk organizzano i seminari estivi sul campo nei paesi terzi.


 



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