From 09.12.2013 to 09.01.2014
Giovedì 5 Dicembre alle ore 16,30 presso la Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano si è svolta l'inauguarazione della mostra dedicata alle architetture di Luigi Caccia Dominioni
Giovedì 5 Dicembre alle ore 16,30 presso la Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano si è svolta l'inauguarazione della mostra intitolata "Architetture di Luigi Caccia Dominioni" (dal 5 al 19 Dicembre 2013). In relazione ai festeggiamenti per il centesimo compleanno dell'architetto milanese (nato il 7 dicembre 1913) e pochi giorni dopo la consegna di una medaglia da parte del Politecnico, anche la facoltà di Bovisa ha voluto celebrare la carriera di un indiscusso maestro del Novecento. Presenti al tavolo dei relatori Angelo Torricelli, Preside della Scuola di Architettura Civile assieme ai curatori della mostra, i professori Alberto Gavazzi e Marco Ghilotti.
Come già evidenziato in altre occasioni, l'attività professionale di Caccia Dominioni, pur essendo largamente apprezzata da committenti e colleghi, ha ricevuto fino ad ora pochi riconoscimenti ufficiali. Infatti - come osserva Angelo Torricelli nel suo discorso di apertura - questa piccola mostra è la prima esposizione milanese dedicata ai suoi lavori, dopo quella veronese del 2002-2003 curata da Fulvio Irace e Paola Marini. In questo caso però, invece della prestigiosa cornice del Museo di Castelvecchio di Carlo Scarpa, si è optato per una più ordinaria collocazione - ma forse più adatta alla natura schiva e operosa del personaggio - ovvero un ampio corridoio della facoltà, dove affacciano le aule dei corsi e dove gli studenti imparano ogni giorno a progettare. L'esposizione illustra alcuni tra i celebri progetti milanesi accanto ad altre opere meno note, come le architetture valtellinesi (proposte in maniera più ampia ed esauriente nella mostra tenuta a Morbegno nel 2010 e raccolte nel catalogo edito da Skira) e qualche chicca. L'apparato iconografico è esauriente, con schizzi e disegni originali dell'autore accompagnati dalle belle foto di Vincenzo Martegani.
Della milanesità di Caccia si è detto più volte, alludendo certamente alla sua formazione ma intendendo anche la sua particolare metodologia progettuale, capace di tenere insieme in maniera esemplare il carattere "seriamente logico" e "variamente artistico" dell'architettura, per citare le parole di Camillo Boito. Infatti Caccia è "progettista e costruttore di opere che rispondono ai bisogni dell'uomo" - prosegue Torricelli - e tale definizione è semplicemente ciò che ciascun architetto dovrebbe ambire ad essere. Benchè l'architettura di Caccia sia stata riconosciuta come "di successo", la sua modernità non deriva dall'importazione di modelli stranieri o dall'adesione a partiti espressivi in voga, fondandosi piuttosto su un pensiero "radicato", fortemente connotato dal rapporto con la storia dei luoghi.
Un ulteriore tema che riguarda la figura di Luigi Caccia Dominioni è la vastità della sua opera, confermata dalla presenza presso l'archivio del maestro di oltre 7.000 lucidi - afferma con cognizione di causa Alberto Gavazzi - con progetti in tutta Italia e anche oltre i confini nazionali, come testimonia il grande plastico del complesso residenziale di Monte Carlo esposto in mostra. Un'attività progettuale febbrile, una peculiare "calligrafia compositiva" - nota Marco Ghilotti - in sorprendente equilibrio tra il rigore razionalista e la più libera espressività della proposta organica. E, non da meno, capace di esemplificare il tema del rapporto con le preesistenze ambientali, interpretato per una via originale solo in parte assimilabile a quella cara ad Ernesto Nathan Rogers. Infine, l'ossessione per la pianta, elemento primario del percorso progettuale di Caccia. Contrariamente all'atteggiamento spettacolarizzante dell'archistar, che parte dalla forma esterna per generare un'architettura che è espressione narcisistica del suo autore, Caccia parte dallo spazio interno, dal quale fa derivare il "fuori" in un rapporto consequenziale strettamente logico. Esemplari, a questo proposito, sono i due condomini in via Nievo (28/a e 10) e quello di piazza Carbonari 2.
Chiude la breve conferenza, a grande richiesta, un intervento dello stesso Caccia, che ironizza: "la mia architettura è là fuori" - dice - "è semplice, guardatela, quasi ovvia. Dopo aver sbagliato a consegnarmi la medaglia alla carriera pochi giorni fa, il Politecnico persevera nei suoi errori con questa mostra". Non ci sono parole migliori per definire quello che Giuseppe Pagano ha chiamato "l'orgoglio della modestia": buon centesimo compleanno, maestro.
Per chi non l'avesse ancora consultato, nella sezione del progetto "Itinerari di architettura milanese: l'architettura moderna come descrizione della città" è presente l'itinerario delle opere milanesi di Luigi Caccia Dominioni redatto dagli stessi curatori della presente mostra, Alberto Gavazzi e Marco Ghilotti.