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Verso il nuovo Regolamento Edilizio

From 07.11.2013 to 07.12.2013

Regole per un buon progetto? Mercoledì 30 ottobre un partecipato dibattito organizzato da Inarch dedicato al nuovo testo normativo del Comune di Milano, urgente strumento attuativo di alcuni aspetti cruciali del PGT

Il regolamento edilizio è in fase di approvazione da parte del Consiglio Comunale. L’iter prevede, a seguire, una fase di osservazioni e controdeduzioni, per arrivare presumibilmente a primavera 2014 con il nuovo testo finalmente operativo.

Mercoledì 30 ottobre si è svolto un partecipato dibattito organizzato da Inarch Lombardia, coordinato dal suo presidente ing. Claudio De Albertis, che ha ospitato vari rappresentanti della filiera di categorie coinvolte: Marco Dettori presidente OSMI e membro del direttivo Assimpredil; Gaetano Lisciandra, noto professionista e affiliato Inarch; Giovanna Rosada della commissione interprofessionale; Stefano Cera, consulente energia assimpredil; l’avvocato Fabio Tondarello, amministrativista ed esperto di energia urbana; Valeria Bottelli, consigliere segretario del nostro Ordine. Ospite particolare infine l’arch. Luca Mangoni, noto architetto delle cooperative e membro della commissione istituita dall’Amministrazione comunale per la revisione del RE, che ha cercato di chiarire alcuni degli aspetti più controversi emersi dal dibattito.

I Regolamenti e le Norme influiscono sulle scelte progettuali?
E’ opinione comune che per produrre un’opera d’arte la creatività non debba porsi limiti. Per questo molti progettisti pensano che le norme edilizie ne imbriglino l’espressione. Con queste premesse l’ingegner Claudio De Albertis accoglie i propri ospiti, nelle vesti di presidente Inarch Lombardia.
Riesce la proposta di nuovo regolamento edilizio di Milano ad esprimere tutto il potenziale innovativo del recente P.G.T.? Facilita l’innovazione delle Residenze sociali, la ricerca di una nuova densità urbana e quanto altro contenuto ma ancora inespresso operativamente nel nuovo PGT?

Marco Dettori, presidente OSMI Camera di Commercio, nonché membro del direttivo Assimpredil, oltre che rimarcare l’odierna fluidità della condizione economica e di settore, condivide con De Albertis il fatto che per lo più il RE appare uno strumento di tutela, in termini restrittivi, dei burocrati.

Gaetano Lisciandra, noto professionista, lo definisce invece esondante e pletorico, in quanto si occupa di argomenti di cui non dovrebbe avere competenza. L’articolo 28 della LR 12 che ne fissa i contenuti non sembra dunque rispettato.
Anche gli aspetti energetici affrontati, per quanto positivo che ce ne si occupi, difficilmente sono cristallizzabili nei termini indicati dal RE. Elementi che potrebbero per altro essere unificati a livello regionale, come ad esempio ha fatto l’Emilia Romagna. Una bulimia normativa dunque, di cui però urge applicabilità perché molti dei dettami del nuovo PGT possano essere finalmente applicati.

Persino il calcolo della slp è diverso da Comune a Comune, sottolinea De Albertis.

Giovanna Rosada, architetto e membro della commissione interprofessionale, proponente una serie di emendamenti alla prima bozza del RE, concorda nel denunciare la sovrapposizione di regolamenti che finiscono per incasellare il manufatto, riducendo il progettista ad un triste ruolo di controllato e non, quale dovrebbe essere, produttore di bene comune.

De Albertis insiste sul valore di autotutela dei documenti alternativi al Permesso, quali le Dichiarazioni o Certificazioni di inizio attività. Non per nulla, lo approva Giovanna Rosada, le richieste del progettista si chiamano istanze, quelle dell’amministrazione diffide. Eloquente.

Stefano Cera, consulente energia e innovazione di Assimpredil, nel merito sembra poco persuaso della prospettiva che il Regolamento propone in ambito energetico, poiché a suo parere andrà riscritto nel giro di due anni, ovvero a seguire il regolamento Regionale che a sua volta cambierà nel 2016. Tuttavia, afferma, ne ha acquisite le intenzioni, integrando alle prestazioni energetiche invernali anche quelle estive, riguardo l’utilizzo di fonti rinnovabili o meno. Obblighi che tuttavia passano attraverso un esubero di indicazioni. Segnala infine le potenziali speculazioni che posono essere compiute attraverso il classamento energetico: a Vienna, dove esiste un dato rilevato, passare un immobile da classe D a C significa un valore aggiunto dell’11%. Non poco.

De Albertis aggiunge critica alle proposte procedurali: non devono essere indicate le modalità di realizzazione, ma semplicemente i risultati che si vogliono ottenere. Alle imprese scegliere come.

Valeria Bottelli, architetto e consigliere dell’Ordine, rileva le numerose segnalazioni ricevute dagli iscritti riguardo anomalie legate all’esubero normativo vigente. Allora ben vengano le norme, in quanto parte degli elementi di vincolo di definizione del progetto, ma che siano chiare. Anche il Consiglio Nazionale degli Architetti sta lavorando ad una proposta di unificazione normativa nazionale. Al RE va dunque riconosciuto il tentativo di fare ordine, pur consapevoli dell’ipertrofia per certi versi aberrante di quella che si può definire ’”utopia del testo unico”. Semplificare è indispensabile per sconfiggere la cattiva pratica della scappatoia alla norma. Dobbiamo fare un’azione congiunta per avere una normativa più leggera, così come forse si sta cercando di fare collaborando con l’Amministrazione nella stesura delle norme che regoleranno i concorsi privati.

Anche se a riguardo, sottolinea De Albertis, l’utilizzo di tale strumento appare poco premiante se non consente di uscire dall’indice massimo previsto, già raggiungibile attraverso altre vie.

L’architetto Luca Mangoni conosce i concorsi, dice. E invita a collocare l’esercizio compiuto sul RE milanese all’interno del quadro italiano, composto da una pletora di sentenze, regolamenti nazionali, regionali, comunali etc. Per questo il RE è ridondante, perché non normare determinate cose significa perseverare nella libertà interpretativa. Se definisco le scale di 12 o 14 gradini, quando il Regolamento di Igiene parla di massimo 10, significa rendere il Regolamento meno interpretabile possibile: ovvero pedante.
concorda sul fatto che vi sia una sorta di difesa degli uffici attraverso le norme, poiché è altrettanto vero che ci sono funzionari sotto procedimento penale per sviste apparentemente trascurabili, comunque in buona fede. Che per lui significa che la regola in più, se chiarisce, va bene.

Nella seconda tornata Marco Dettori ritorna su DIA e Permesso di costruire. Se ho tempo e soldi, afferma, preferisco il Permesso, perché è certo. È infatti paradossale che la DIA possa invece essere contestata anche dopo anni, quando l’opera magari è realizzata. Un paradosso non risolto dal nuovo RE, dunque un’inutile panacea per gli uffici.

Lisciandra riconosce a Mangoni la difficoltà del lavoro di stesura del RE di fronte alle numerose interferenze esterne. Gli ricorda però che la tutela degli uffici così come del professionista dovrebbe essere una cosa sola. E, ribadisce, la precisione può essere raggiunta con strumenti di compendio al Regolamento, in modo da snellirlo e contemporaneamente avere documenti più facilmente aggiornabili. Conclude mostrando la figura di San Tommaso apostolo, protettore della professione (?), ritratto con una squadra in mano, all’origine simbolo della Regola, ovvero della Norma.

Giovanna Rosada propone il classico esempio dei 30kg di carta cui corrisponde una pratica di progetto in Italia: in Francia se ne stupiscono, poiché il righello è ancora la norma. Usata dal tecnico come dal professionista.

l’avvocato Fabio Todarello afferma invece che, a differenza di come la pensa Mangoni, la codifica eccessiva è controproducente, poiché aggiunge invece di sottrarre gradi di interpretazione.

Valeria Bottelli trova emblematica l’identificazione della squadra di San Tommaso  con la norma, una misura evidente della responsabilità riconosciuta agli architetti nei secoli. In Francia, aggiunge, sussiste un patto fiduciario tra tecnici e professionisti che manca in Italia. Per questo auspica norme pragmatiche così come buone pratiche condivise con l’Amministrazione.

Luca Mangoni riconosce che i 30kg di elaborati richiesti non migliorano la qualità del progetto. Ma ricorda anche che non sarà il RE a modificare questo stato di cose, trattandosi dell’ultimo gradino della scala  normativa. Molte delle regole in esso esplicitate infatti sono già comprese negli strumenti di Piano, ed auspica, riportando i ringraziamenti dell’Assessore, che vi siano ulteriori contributi alla stesura del testo definitivo.

Uscendo, rimane il dubbio che, pur riconoscendo l’immane sforzo compiuto nel lavoro di stesura, continui ad esserci un enorme scollamento tra il tenore di discussioni come questa e il contenuto reale del Regolamento. Di cui si sente sempre più urgente bisogno affinché le nuove norme del Piano oltre che vigenti siano anche applicabili.

Francesco de Agostini

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