From 07.10.2013 to 07.11.2013
Presentato Giovedì 3 Ottobre il secondo volume della collana “Itinerari di architettura milanese”, per la valorizzazione e divulgazione dell'architettura moderna milanese, edita dal nostro Ordine. Un breve resoconto
Presentato Giovedì 3 Ottobre il secondo volume della collana “Itinerari di architettura milanese: l’architettura moderna come descrizione della città”, a cura dell’Ordine e della Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano, per la valorizzazione e divulgazione dell'architettura moderna milanese e diretta da Maurizio Carones. Un breve resoconto dell'incontro con gli autori
Al tavolo Valeria Bottelli, irreprensibile padrona di casa, presenta questa nuova iniziativa editoriale quale esito naturale di 10 anni di storia. Gli Itinerari di Architettura Milanese dedicati al Moderno, nati da un’intuizione del direttore della collana, il consigliere Maurizio Carones, puntano oggi diritti a Expo 2015, in occasione della quale la Fondazione dell’Ordine intende organizzare 50 itinerari da svolgersi ognuno in 2 sessioni, per un totale di 100 incontri aperti al pubblico, nell’arco dei 6 mesi di esposizione. A riguardo segnala il recente accordo con l’Assessorato Commercio e Turismo del Comune per la predisposizione delle mappe di supporto al grande numero di visitatori previsto per l’evento.
Ma gli Itinerari, prosegue, vedono sul sito web la loro sede naturale. Oggi, infatti, sono navigabili anche attraverso una mappa in cui trovano luogo, insieme agli edifici regestati all’interno dei vari Itinerari tematici, anche gli edifici monitorati attraverso le altre sezioni del sito che indagano sulle trasformazioni del territorio curate dalla redazione -Milano che cambia e l'Osservatorio Concorsi, di imminente pubblicazione-, a costituire un Atlante dell’Architettura moderna e contemporanea a oggi contenente quasi 700 schede di edifici. A partire dal quale, a sua volta, è poi possibile comporre itinerari personalizzati secondo traiettorie legate ai più diversi possibili interessi di chi lo consulta.
Vittorio Pizzigoni, invitato ad animare questo incontro di presentazione del secondo volume della collana dedicata agli Itinerari, sostiene che, al di là dal titolo: “Lo studio BBPR e Milano” il libro contiene una selezione parziale delle opere milanesi, di cui chiede ragione agli autori. Sottolinea due questioni cruciali inerenti l’opera dei BBPR: il lavoro di gruppo come identità e la relativa distanza assunta dal Movimento Moderno, posizione che ha contribuito a innalzare il dibattito italiano, ma solo in parte quello internazionale.
Paolo Brambilla, dopo aver doverosamente ringraziato Oikos, sponsor della pubblicazione, oppone all’accusa di parzialità la funzione divulgativa della collana, per cui la scelta degli edifici è ricaduta prima di tutto su quelli visibili e visitabili, oltre che su quelli in qualche modo emblematici e forse anche meno problematici, trattandosi di corrispondere ad un pubblico molto vasto e non specializzato.
A Luca Molinari piace ricordare come il primo itinerario dedicato ai BBPR per Domus nel 1997 fosse stato redatto già allora da lui e Stefano Guidarini. Rileva del libro la qualità di immagini e disegni pubblicati, la serietà scientifica dei curatori –gli architetti Alessandro Sartori, Stefano Suriano e Barbara Palazzi- e ringrazia il prof. Alberico Belgiojoso per la disponibilità sempre dimostrata nel mettere a disposizione l’archivio dello studio.
Sottolinea come recentemente si parli molto dell’allestimento della Pietà Rondanini, ma paradossalmente senza che si sappia che fine farà. Appare strano che ad occuparsene siano architetti nominati per incarico diretto e non per via concorsuale, o per lo meno allargando il novero dei coinvolti stante la delicatezza del lavoro. Un opera in cui riconosce, così come nella Chase Manhattan Bank, iniziati entrambi nella seconda metà degli anni ’50, una tra le principali testimonianze della battaglia di avanguardia compiuta dai BBPR.
Il loro approccio progettuale guarda al modo di organizzare il lavoro di stampo anglosassone –ricorda il viaggio del ’48 compiuto da Belgiojoso in Inghilterra proprio per vedere direttamente come si strutturavano gli uffici di allora- di cui il progetto della Torre Velasca è il grande banco di prova.
Conclude poi richiamando quanto già detto nella prefazione al libro, ovvero di come lo Studio BBPR sia stato porta di ingresso per l'Italia di tanti autori internazionali, a testimonianza del ruolo non propriamente di subordine che lo studio ha avuto nella storia del Movimento Moderno.
Stefano Guidarini vuole invece porre l’accento sul valore civile dell’architettura dello studio BBPR, valore che accomuna molti studi milanesi di quegli anni, al di là degli stili molto diversi tra loro.
Concorda con Luca riguardo la controversia relativa la Pietà Rondanini, affermando la necessità di non perdere le radici, non tanto in termini di conservazione quanto di cura, poiché spesso non ci si rende conto del valore storico di quanto Milano è e possiede.
Paolo Brambilla torna a porre l’accento sul ruolo divulgativo del libro –poiché quello scientifico riguardo l’opera dei BBPR afferma essere già stato compiuto-, che di fronte alla grave manifestazione di ignoranza delle Istituzioni che rappresenta l’esempio della Pietà non sembra essere mai abbastanza.
Il dott. Claudio Balestri, presidente di Oikos, azienda leader nel settore delle vernici per l'edilizia, pone l’arte alla stregua di pozzi di petrolio nostrani, che bisognerebbe rendere visibili e produttivi.
Lui che proviene da Cesenatico sa bene quanto conti tutto questo: al cospetto di una delegazione cinese, sciorinare le glorie locali, quali: la Colonia di Giuseppe Vaccaro, del '37; il Municipio di Gio Ponti, terminato nel '65; o il porto Canale di Leonardo da Vinci –oltre che il grattacielo più alto d’Europa prima che costruissero il Pirellone- stupisce qualunque visitatore straniero.
Figuriamoci Milano: i Beni culturali sono il nostro patrimonio, dobbiamo imparare a valorizzarlo adeguatamente.
Dal pubblico interviene proprio Alberico Belgiojoso, chiedendo perché non sia stato inserito nel libro l’intervento al Gratosoglio. Puntualizza poi come sia ancora necessario distinguere il ‘900 e il Moderno –a prescindere dalla bellezza delle opere di entrambi i movimenti- e come sia improprio inserire Villa Necchi nel novero di quest’ultimo.
Stefano Guidarini sottolinea come per la selezione compiuta nel libro non vi sia stata una scelta estetica o di gusto, poiché il lavoro dei BBPR va giudicata secondo altri parametri, quali metodo e costruzione, senza dimenticare il valore civile. Del resto, afferma, anche la Torre Velasca definita da alcuni brutta, bella non è, e ne azzarda il confronto con Barbra Streisand... Per il Gratosoglio l’impressione è che quel principio civile di cui diceva prima sia in qualche modo venuto meno. Del resto l’architettura la fa anche il committente.
Proprio a riguardo, dal pubblico interviene un architetto che negli anni ’70 collaborò ancora studente nello studio BBPR, ricordando come ad una sua timida dichiarazione di riserva riguardo la qualità del quartiere commissionato dallo IACP, Lodovico Belgiojoso allora gli rispose che quanto andava costruendosi “era l’ultima versione: le precedenti erano meglio”.
Un modo per dire, appunto, il ruolo cruciale della committenza sulla qualità dell’architettura realizzata.
Francesco de Agostini