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Dieci anni di edilizia sociale in Europa

From 09.07.2013 to 09.08.2013

La presentazione dell’edizione 2013 del Premio è stata occasione per passare in rassegna la mappatura condotta in questi anni e il contributo teorico e tecnico delle personalità qualificate e internazionali delle giurie

Il premio Rivolta nasce dalla necessità di richiamare l’attenzione sull’annosa questione dell’edilizia sociale. Nel 2007 non era, infatti, un tema all’attenzione come oggi, ricorda Daniela Volpi presentando così la quarta edizione del concorso dedicato a progetti realizzati.
Il dibattito nel corso del tempo si è alimentato dei numerosi esempi che hanno composto le successive edizioni, attraverso un contributo che non vuole dare soluzioni ma conoscenza, rendendo note le migliori esperienze europee in corso.
Un processo volto a sollecitare l’attenzione sia al tema sociale che alle dinamiche di trasformazione urbana, considerati un'unica questione per l’attuazione di strategie di costruzione della qualità.
Per questo è un premio che significativamente porta il nome di un progettista rigoroso e lontano dalle mode, di qualità, dal primo schizzo all’ultima maniglia, autore di un’architettura senza tempo, dal linguaggio comprensibile e privo di tratti ostentati.
Paola Pierotti, editorialista di Edilizia e Territorio de il Sole 24 ore, propone una rapida panoramica di temi peculiari del social housing italiano, proponendo ambiziosamente un parallelo con il Premio Mies van der Rohe, giunto ai 25 anni di attività, entrambi dedicati solo a progetti realizzati.
L’esperienza del social housing in particolare in Italia contiene, infatti, numerosi concetti arricchiti dalla tradizione della casa popolare e sottolinea il rapporto tra forme urbane e un molteplicità di fatturi: il sistema dei trasporti, le relazioni multietniche, la privacy, il nascere di famiglie non tradizionali e le nuove tecnologie costruttive. Vent’anni d’integrazione tra privato e collettivo, recupero e abbandono di aree, di cui ‘Edilizia e Territorio’ monitora gli esiti, non sempre corrispondenti alle aspettative.
Un distacco tra teoria e pratica che porta ad interrogarsi sulla possibilità di forme di cohousing in Italia: a distanza di 5 anni dalla Biennale di Garofalo, dedicata appunto ai temi dell’abitare, a suo giudizio poco è cambiato. Propone quindi alcuni esempi ritenuti emergenti:
-    Abitare a Milano, esperienza a basso costo e di progettazione sociale
-    Le torri residenziali in legno di via Cenni, del gruppo Polaris
-    Le esperienze di Bolzano, Roma, Cagliari e della periferia di Napoli, in cui il tema è il risparmio: dei costi, dei consumi e delle risorse.
-    Il recupero di 4 torri Aler mediante sopralzo da parte di Mario Cucinella –che riprende un esperienza di studio Albori realizzata a Cinisello Balsamo nel 2007
-    Le recenti esperienze di Goncalo Byrne ad Ospidaletto, Venezia
Accenna anche ad alcune occasioni mancate, come:
-    Il quartiere Casanova a Bolzano, in cui il modello CasaClima (KlimaHaus) se d’inverno raggiunge performance ottimali, d’estate è soggetto ad alto consumo –per l’energia di refrigerazione.
-    Il villaggio olimpico di Torino, di cui la prevista riconversione in social housing stenta ancora a decollare, versando sempre più in stato di grave degrado.
-    Milano Expo a Cascina Merlata, in cui l’auspicio ad una buona riuscita appare messa in discussione dalle alte densità proposte.
Paolo Mazzoleni, sin dalla prima edizione anima propulsiva del concorso, propone di compiere una lettura delle vicende europee attraverso l’esperienza del Premio Rivolta, i cui 181 progetti fino ad oggi presentati, ottimamente consultabili sul web, mostrano una buona panoramica dei differenti modi di intendere il social housing in 13 anni di lavori.
A partire dal suo significato. Sin dalla prima edizione si è infatti proposta una definizione di edilizia sociale che appare essere ancora salda, ovvero: opere di residenza pubblica o privata vincolate a specifiche regole di assegnazione, cui possono accedere fasce sociali non in grado di accedere al mercato ordinario.
Propone quindi una rapida carrellata delle tre passate edizioni attraverso i loro progetti e le loro giurie.
All’edizione 2007 partecipano 46 progetti provenienti da 6 Paesi.
Vince Vasquez Consuegra con un impegnativo progetto a Cadice collocato nel deserto, di fronte ad un bosco in cui, come negli altri progetti segnalati, emergeva particolare attenzione al progetto dello spazio pubblico. In tale occasione la premiazione e la presentazione del volume allora dedicato al premio venne fatta al Congresso Mondiale UIA di Torino nel giugno 2007, cosa che contribuì a dargli visibilità internazionale.
Nel 2009  partecipano 40 progetti provenienti da 12 Paesi, e vince un progetto bulgaro di Peter Kis con designazione in occasione della mostra in Triennale.
Nel 2011 ben 51 progetti sempre da 12 Paesi, occasione in cui si sofistica la modalità di confronto dei diversi costi di costruzione, poiché gli standard abitativi tra i diversi Paesi europei appaiono molto diversi tra loro. Una edizione che segna come una linea di demarcazione dalle precedenti, in cui le nuove generazioni sembrano dare per acquisito il tema proponendo così altre questioni. In questo senso vince il progetto tedesco di Zanderroth Architekten grazie alla ricca articolazione tipologica –duplex, incastro, patio etc- e plastica –le strutture murarie come spazio architettonico integrate in un contesto urbano storico.
Emergono dunque alcuni punti di interesse:
-    Approccio integrato, come si è avuto anche modo di approfondire all’interno del Master organizzato con il Politecnico lo scorso anno
-    Qualità dell’edificio
-    Costituzione di un repertorio di interesse, attraverso i 181 progetti candidati in questi anni, sia in termini didattici, riguardo cui sono in corso un paio di ricerche di dottorato, che di indirizzo per le politiche e il progetto contemporaneo.
Giordana Ferri ribadisce come l’asticella della qualità si sia alzata. In Italia spesso si fa, a torto, l’errore di confondere l’edilizia pubblica –E.R.P.- con quella privata sociale, realizzata da cooperative, consorzi, sistemi integrati e fondi immobiliari. La differenza con la Spagna, promossa quasi interamente dal pubblico, è cruciale.
A lei l’onore di premiare Sascha Zander, vincitore dell’edizione del 2011 e quindi Presidente dell’attuale giuria, per un progetto, come già delineato, in cui emerge la soluzione morfologica inserita in un difficile contesto di completamento urbano di un tessuto denso, in cui le soluzioni tipologiche prendono comunque il sopravvento, attraverso l’utilizzo di diversi modelli – appunto duplex patii etc. – insieme alla qualificazione degli spazi interni collettivi.
Matilde Baffa tira le conclusioni della giornata, augurando a tutti di andare avanti in questa direzione, a dimostrazione del fatto che una questione primaria come quella abitativa sociale non può essere attribuita, come troppo spesso succede, ad architetti di secondo livello.
Ringrazia quindi anche a nome dei figli Giovanni e Francesco Rivolta, con l’augurio che si confermino efficacia e qualità del terreno di ricerca avviato con il concorso, auspicando infine che venga premiato anche un italiano, prima o poi…


Francesco de Agostini
 

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