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Jonathan Sergison

From 15.02.2013 to 05.04.2013

Secondo incontro del ciclo 7x7, ospite l’architetto londinese presentato da Federico Tranfa. Tra modernismo e pragmatismo, protagonista l’architettura della città

Seconda puntata del ciclo di incontri 7x7 , organizzato dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano. Un occasione per guardare al nostro lavoro attraverso l’esperienza di 7 architetti di caratura europea e le domande di 7 architetti milanesi che ne ampliano l’esposizione, insieme alle domande del pubblico. 

Un ciclo di incontri che cerca di restituire la consapevolezza del ruolo della nostra professione in una città spesso indifferente alle proprie trasformazioni, ma con una storia e un identità forte e internazionalmente riconosciuta, come vedremo. Un modo per confrontarsi attraverso il fare, con scrupolo, nel quotidiano.

A fare gli onori di casa ci pensa il consigliere Paolo Mazzoleni, dichiarato fan dello studio Sergison Bates architects, cogliendo l’occasione per ricordare come quest’anno si stia cercando di restituire un ventaglio di esperienze del fare architettura ampio, per lo meno a livello europeo, avendo affiancato al presente ciclo ulteriori 4 incontri curati del gruppo Wonderland. 
Prerogativa di questa seconda serie di incontri sta nel fatto che i relatori saranno selezionati attraverso una ‘call for paper’ dedicata ad alcuni temi specifici in scadenza il 11 marzo. A tale chiamata saranno scelti dai curatori 3 interlocutori per ogni tema/serata.

È invece Federico Tranfa ad introdurre il nostro ospite. Laureato all’Architectural Association di Londra nel 1989, ha lavorato negli studi di David Chipperfield e Tony Fretton. Nel 1996 apre con Stephen Bates lo studio Sergison Bates architects. Ha svolto attività didattica in diverse università inglesi -oltre a Londra, Nottingham, Kingston, Bath- e svizzere -Losanna, Zurigo e Mendrisio, dove attualmente e professore ordinario.
La conferenza quindi prosegue in inglese. 
Federico propone al nostro ospite di cercare di leggere il proprio lavoro attraverso la chiave tematica “continuità e differenza”. Tema come è noto caro a Ernesto N. Rogers di cui molto scrisse e mostrò sulle pagine di Casabella, ma soprattutto espresse attraverso il lavoro dello studio BBPR, i cui progetti sono caratterizzati molto spesso da elementi compositivi che, senza cercare originalità o stranezze a priori, sono frutto di sensibilità e conoscenza della storia.

In questo senso è subito dichiarato, nelle immagini che ci mostra, il grande fascino che gioca su Jonathan Sergison la Milano moderna del dopoguerra. Suggestione che per analogia vede in inghilterra un confronto anticipato con la architettura georgiana del XVIII e XIX, ovvero la nascita della Londra moderna. 
La poetica di Sergison Bates si basa proprio sull’osservazione della città, sulla specificità dei luoghi e delle strategie che occorre mettere in atto per confrontarsi con essi. La prima parte della conferenza è illustrata da una carrellata di immagini urbane: l’Inghilterra, l’Italia, il Portogallo ma anche il Ticino dove Sergison insegna. Durante la proiezione Sergison ricorda come viaggiare sia un privilegio per chi svolge questo mestiere oltre che una forma di libera educazione. Racconta inoltre di non essere interessato alla copia quanto all’interpretazione. Mostra una strada tipicamente georgiana, e una foto di cantiere in cui la posa dei mattoni si rivela per ciò che è: un lavoro artigianale “low tech”, in cui la frazione di millimetro che si rincorre disegnando con il cad fa ridere rispetto alla semplicità del gesto di posare un mattone: come afferma, una diversa attitudine alla tolleranza. 

Un altro momento importante della sua formazione riguarda l’apprezzamento per il senso di comunità che si respira in Svizzera, paese nel quale si tende a privilegiare il collettivo rispetto al singolare.

La conferenza prosegue quindi entrando nel merito dei progetti dello studio ed in particolare di quelli in corso dei quali propone una rapida sequenza:

  1. Intervento di housing sociale sull’area di Nordbanhof a Vienna, progettato in collaborazione con altri 2 studi, Werner Neuwirth e von Ballmoos Krucker Architekten, esito di un concorso vinto nel 2010. 
    In esso è posta particolare attenzione nella manipolazione del contesto urbano attraverso il rapporto tra i 3 edifici. Lo spazio pubblico costruito nell’accostamento dei tre edifici prosegue al piano terra anche all’interno, di cui sottolinea il senso di transito.

  2. Progetto vincitore di un concorso del 2011 per una casa di riposo a Wingene, Belgio, in cui il moltiplicarsi dei corpi di fabbrica è caratterizzato da una sequenza di tetti a falda ritagliati ogniuno diverso dall’altro, assecondando l’andamento dei volumi edilizi sottostanti.

  3. Progetto vincitore di un concorso sempre del 2011 per una casa di riposo a Kruishoutem, ancora in Belgio, dove i nuovi edifici fanno da cornice ad una chiesa esistente, della quale riprendono per assonanza di composizione i materiali ed i colori.

  4. Un insediamento di 10 case di vacanze a Montemor o Novo, Alentejo, Portogallo, dove le singole “domus” a patio compongono un cluster circondato dalle vigne.

  5. Un padiglione per attività sociali a Quidico, Chile, sulla riva dell’Oceano Pacifico flagellata da un recente “tsunami”, dove la presenza possente di una copertura in cemento armato contrasta con la delicatezza della sottostante costruzione in legno basata sull’impiego di materiali locali.

  6. Una raffinata casa-torre a Nutley, nella campagna inglese dell’Hampshire, che sostituisce un vecchio serbatoio dell’acqua conservandone la singolare altezza.

  7. Un edificio per uffici a Shangai nel campus di una nota multinazionale farmaceutica svizzera.

  8. Un edificio pubblico e la sistemazione della piazza antistante nel centro storico di  Mendrisio non distante dalla sede dell’Accademia di architettura.

Al termine dell’esposizione Federico Tranfa cita l’incipit del saggio di Irina Davidovici che apre il volume monografico “Buildings”, sottolineando la natura urbana dell’architettura di Sergison Bates, la relazione con la città intesa come luogo privilegiato dell’architettura, un tema ancora una volta caro a Ernesto Nathan Rogers.

Jonathan Sergison riconosce la verità, tuttavia sottolineando come entriamo in anni in cui la scala del lavoro cambia, in particolare a Londra, dove sembra essersi persa alquanto l’organizzazione urbana. 

La serata prosegue quindi con alcune domande e risposte che spaziano dall’importanza del collettivo in architettura, testimoniata dal confronto negli anni ’90 con altri studi del panorama londinese, come Adam Caruso o Peter St John, in un periodo forse di meno intensa attività professionale; alla straordinaria occasione di confronto con Peter Smithson nata attraverso il restauro di Upper Lawn nel 2002 -Alison era già morta da 10 anni-, la loro casa di vacanze, in cui Sergison riconosce il sostanziale rapporto con il contesto.
Di fronte ad alcune immagini mostrategli da Tranfa, testimonia poi il crescente interesse, anche all’estero, per l’opera dei professionisti milanesi a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Infine, sollecitato riguardo l’importanza dell’insegnamento, ne afferma un ruolo di completamento necessario alla sua attività professionale.
Grande architettura, questa sera.


Francesco de Agostini e Federico Tranfa

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