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Casa del Cedro

Anno: 1951 - 1957

Località: Milano, Brera

Indirizzo: Via Fatebenefratelli 3, via Cernaia 2

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: Giulio Minoletti

L'edificio, di grande interesse per la sua schiva e candida modernità, va a contrapporsi all’intenso rossastro dell’adiacente chiesa di San Marco nel suggestivo e storico quartiere di Brera. Un doppio sistema che risponde tuttavia a una logica di progettazione unitaria nonostante i due fabbricati che lo compongono risultino indipendenti per definizione compositiva e funzionale. La presenza del grande cedro d’angolo tra le vie Cernaia e Fatebenefratelli si pone come parte integrante del progetto, protagonista dello stesso impianto planimetrico generale.

 

La natura, dunque, come elemento caratterizzante capace di ordinare la disposizione dei due corpi, connessi in quota da un percorso sospeso e ricondotti ad unità anche al livello della strada dalla presenza della corte e del giardino, in cui era stata originariamente ritagliata una vasca d’acqua rivestita in mosaico azzurro, riverbero di luce all’esterno e ai piani alti. Qui una lunga recinzione metallica parte dall’ingresso principale su via Fatebenefratelli e, piegandosi fino ad intercettare il corpo ‘minore’ su via Cernaia, diventa ulteriore elemento di raccordo per l’intero progetto. L’edificio più alto, rivestito in marmo di Candoglia e affacciato su via Fatebenefratelli, è destinato a residenze distribuite su nove piani con attico arretrato e sottolineato dalle asole di una pensilina continua, pensata in linea con le coeve ricerche internazionali. La facciata principale, asimmetrica, è scandita da un sistema di ampie vetrate arretrate a creare logge non profonde a filo con il resto delle aperture, sottili e ritmiche porte-finestre ripetute anche sul lato corto.

 

Particolarmente elaborato il disegno dell’atrio, con il pavimento in marmo candido di Lasa e le pareti rivestite in noce satinato. Al soffitto si trovano le decorazioni della pittrice Antonia Tomasini, autrice anche della 'forma astratta' in legno che fa da corrimano alla scala principale. L’edificio prospiciente via Cernaia, pur parlando lo stesso linguaggio, si distingue per il volume più cubico, ritagliato da un ritmo costante di finestre regolari dagli infissi in alluminio e ridotto in altezza rispetto al parallelepipedo del corpo residenziale. Una scelta legata alla differente funzione ad uffici, dichiarata anche dall'uso del rivestimento in ceppo, un materiale certamente meno rappresentativo del marmo impiegato per la parte abitativa. Questo edificio si articola su una pianta ad L, elevandosi di cinque piani oltre il basamento alleggerito da ampie vetrate.

 

Maria Vittoria Capitanucci