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Le Officine Aeronautiche Caproni

Year:  1915 - 0000

Town: Milano, Mecenate

Address: via Mecenate, Milano

Intended use: Quartiere residenziale

Le Officine Aeronautiche Caproni 

A Est del Lambro, oltre il tracciato ferroviario, nel 1910 nasce il primo campo volo della città che prese il posto dei terreni agricoli di cascina Taliedo sui quali durante il primo conflitto mondiale il Ministero della Guerra impiantò un insediamento di officine e hangar compreso fra le vie Mecenate, Ungheria, Bonfadini, Salomone e Zama. Nella parte est dell’area, l’ing. Caproni1 iniziò le sue sperimentazioni aereonautiche e presto rilevò lo stabilimento per trasformarlo nella società “Aeroplani Caproni”2. La fabbrica fu realizzata con attenzione ai particolari e diverse tipologie costruttive caratterizzavano gli hangar (strutture di legno e muratura, metalliche, in cemento). Gli edifici più significativi sono i capannoni di mattoni rossi e tetto a falde, dove grandi finestre ogivali centrate in una facciata tripartita da lesene, assumono un tono celebrativo.

Durante il periodo di attività l’impianto crebbe oltre via Mecenate, collegato all’altro lato tramite un sottopasso e servito da una linea tramviaria. L’ultima schiera di capannoni a essere costruita fu probabilmente su via Fantoli (negli anni ’40); alla fine della guerra la fabbrica non seppe riconvertirsi, chiudendo definitivamente negli anni ‘50. L’attenzione verso il recupero delle ex officine si riattiva dagli anni ‘90, un periodo di riconversione urbanistica – edilizia che coinvolge gran parte delle aree ex industriali dismesse della città.  Una rigenerazione spontanea, non pianificata, articolata interventi frammentati, dove trovano spazio attività di tipo differente, dagli studi della Rai ai loft residenziali. In particolare, le Officine del Volo (uno spazio polifunzionale di 1.500 mq), mantengono il fascino della tipologia industriale. Il progetto si fonda sul recupero dei caratteri e materiali originari: i legni del parquet, delle capriate del tetto, i mattoni delle facciate, le pietre, gli intonaci e le vetrate sono stati restaurati e ripuliti mediante tecniche conservative.  La grande scala esterna, in ferro, e? quasi una passerella sospesa; la recinzione, in lamiera piegata di acciaio corten, disegna il profilo alare di un aereo; l’ascensore e? in cristallo e acciaio.

Sull’altro lato di via Mecenate, il Gucci Hub è un complesso di 35.000 mq, individuato dall’azienda nel 2013 per la sua sede. Lo Studio Piuarch3, valorizza il patrimonio architettonico con un impianto adatto alle nuove esigenze funzionali (showroom, grafica, foto studio). All’interno del recinto di metallo scuro, è stato mantenuto l’impianto industriale originario, trasformando la strada centrale in un asse pedonale, che connette tutti gli edifici approdando a un grande spazio aperto - piazza coperta che articola attorno a se le attività dell’azienda. Il punto di partenza è stato il recupero dei capannoni a mattoni a vista con unica campata e copertura a shed, i tratti distintivi della Caproni4. Il più grande dei padiglioni, l’hangar dell’assemblaggio finale degli aerei, è stato trasformato in uno spazio polifunzionale e per sfilate (quasi 4.000 mq).  Al centro è collocato l’unico edificio di nuova costruzione: una torre di 7 piani  (5.000 mq) di vetro e metallo la cui facciata è scandita in modo regolare dai brise soleil, destinato agli uffici. Particolare cura è stata posta alle soluzioni d’arredo e di allestimento degli spazi interni. Lo studio Piuarch torna a lavorare su via Mecenate con il progetto di recupero di un edificio anni ’60 trasformandolo nell’attuale M89 Hotel; l’intervento prosegue la direzione di rafforzare il carattere di rigenerazione di via Mecenate. Con il suo rigoroso color antracite e la sequenza delle finestre, mantiene il dialogo con il tessuto industriale circostante, riprendendo al piano terra il tema della schermatura metallica, dalla terrazza panoramica si apre il nuovo skyline della città.

 

Martina Magnani


[1] Una figura di tale fascino da aggiudicarsi un ruolo di spicco nel film Si alza il vento (2013) di Hayao Miyazaki

[2] Si costruivano soprattutto biplani e triplani, l’industria arrivò a contare fino 50.000 dipendenti.

[3] Studio Piuarch, Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini, Monica Tricario.

[4]  Il progetto prevedeva la demolizione di tutti gli edifici costruiti negli anni ’60 e ’70, situati lungo l’asse di via Mecenate che non presentavano coerenza architettonica con gli elementi storici.