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Year: 1982 - 1993
Town: Milano, S.Siro
Destinazione d'uso: Multifunzione
“Mi sembra si vada affermando quella mia idea di città per parti” che costituiva il nucleo dell’architettura della città. Perché parlo di architettura delle aree dismesse? Perché nell’affrontare questi progetti (in particolare il palazzo per gli uffici della Montedison) noi tutti abbiamo sentito la presenza della vecchia fabbrica. Un’edificio bellissimo in pietra e mattoni e cemento, una vera cattedrale dell’industria con tutto l’orgoglio e la volontà delle prime grandi costruzioni industriali”.
[Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 42, 23 aprile 1990-23 settembre 1990, in: Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di Francesco Dal Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999].
Per immaginare la Milano ideale contenuta negli occhi di Aldo Rossi è sufficiente scorrere la quantità di disegni, schizzi, modelli dedicati ai progetti per il capoluogo lombardo che dai primi anni ’60 fino alla morte si sommano in una ricerca costante sul carattere e l’identità architettonica della città che viveva e amava. Un amore spesso non corrisposto quello con Milano che ha reso concreti solo pochissimi dei progetti disegnati, amore comunque ricambiato da Aldo Rossi che ne ha sempre immaginato uno sviluppo coerente e solidale con una storia urbana disegnata da un pensiero civile e collettivo.
È una storia intrecciata e non separabile quella tra realtà costruita e quella immaginata nei lavori di Rossi distillata dalle radici lombarde per restituire in forme contemporanee il senso civile del vivere a Milano. Tanti progetti alle scale più differenti hanno segnato una sempre maggiore consapevolezza, un sempre più profondo pensiero spesso rivoluzionario, dai temi urbani alle architetture monumento fino agli oggetti di design che hanno avuto anch’essi un ruolo importante nell’identificare i caratteri poetici di una città industriale.
Sedie, caffettiere, librerie, come oggetti del quotidiano, grandi complessi residenziali alla Bicocca, a Lorenteggio, o al Ticinese, progetti urbani come la raffinata ricucitura dell’area di Garibaldi-Repubblica, ma ancora di più gli edifici cardine del senso civile di Milano dal Centro Congressi al Palazzetto per lo Sport sono raccontati da schizzi continui, sovrapposti, già definiti nell’idea più profonda, che si interrogano sui monumenti precedenti proponendo una continuità ideale; il recinto del Castello e il Palazzetto dello Sport, la Torre del Centro Congressi la cui ombra torna a riflettere sul Teatro del Mondo, le mura e le porte della città e il progetto per Garibaldi-Repubblica. Uno dei rammarichi più grandi, non solo per lo stesso AR, è forse la mancata realizzazione della chiesa a Cascina Rossa, il progetto per l’edificio religioso intriso tanto delle forme stratificate nella memoria e nell’uso nella storia dei luoghi sacri lombardi quanto delle regole di San Carlo Borromeo. Il contrasto tra la forte identità della facciata scanalata, alleggerita nella salita verticale, incastrata nel quadriportico e il volume dell’aula liturgica, severo nella povertà, nel rigore e nella semplicità di forme e materia rappresenta forse, nella metafora della società, il carattere milanese più proprio.