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Casa in via Mercadante

Anno: 1934 - 1935

Località: Milano, Buenos Aires - Venezia

Indirizzo: via Mercadante 7

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Piero Bottoni

«Casa per abitazioni»: così Bottoni definisce nella sua Antologia di edifici modernidel 1954 il borghese edificio di via Mercadante. residenza risulta infatti lafunzione prevalente. Occupa cinque piani del fabbricato e solo il piano rialzato è stato studiato per accogliere uffici mentre nel seminterrato era previsto un magazzino e il servizio di lavanderia per gli inquilini.

 

Una fascia continua di lastre di pietra marca nettamente anche in facciata tali differenti funzioni. Allo stesso modo la diversa soluzione adottata per l’ultimo piano rispetto a quelli sottostanti sembrano voler comunicare all’esterno la natura diseguale dei tagli d’alloggio: i 6-7 locali con doppi servizi dell’attico (una sorta di piccola villa appollaiata sul tetto) e i 4 locali degli appartamenti tipo ai piani intermedi. Ma la cifra distintiva di quest’opera non è identificabile con il funzionalismo, come si potrebbe affrettatamente concludere. Nessuna meccanica adesione della forma alla logica distributiva delle funzioni anche se i pieni e i vuoti dei prospetti, le sporgenze e le rientranze rispecchiano l’attenzione di sempre di  Bottoni ad assicurare agio e piacere a tutti gli alloggi. È lui stesso a rimarcarlo: «Si noti, pur nella rispondenza funzionale, la libera composizione dei vuoti e dei pieni, dei colori e delle materie del bovindo, e il sorgere dei primi elementi di un neoplasticismo nella architettura razionale. […] La composizione della fronte è libera e precorre gli schemi astratti come ad esempio nel diedro pieno del bovindo a sbalzo e nelle alternanze dei pieni e dei vuoti vetrati e grigliati delle logge». Non si tratta tuttavia di un astratta adesione a un apriorismo formale. Tale scelta è al contrario profondamente segnata dal dialogo con il contesto e dalla ricerca di una estetica levatrice di una possibile bellezza d’assieme. Non vi è dubbio che l’asimmetria dei volumi, la presenza del bovindo d’angolo, il trattamento a terrazzo del tetto, analizzati in sé, esprimano una volontà di rottura nei confronti del linguaggio della cosiddetta architettura di facciata. Ma nel contesto di via Mercadante l’apparente eversività dell’impaginato neoplastico si traduce nel suo opposto: in un fattore di ordine che consolida l’identità dell’isolato urbano di derivazione ottocentesca e consente alla nuova presenza di dialogare con l’ambiente urbanistico circostante. Il bovindo d’angolo è infatti pensato per stare in simmetria con quello della proprietà confinante; a sua volta il libero gioco delle masse dell’ultimo piano è studiato anche per consentire una necessaria copertura dei frontespizi ciechi adiacenti, che per essere di notevole altezza sarebbero rimasti «troppo visibili dalla strada».

 

L’attenzione al contesto è confermata anche dalla scelta del cromatismo previsto dal progetto e successivamente purtroppo oscurato. Il giallo oro della pietra gallina di Vicenza in facciata, il rosso pompeiano dell’intonaco Terranova nelle logge del bovindo, il rosato delicato del botticino dei davanzali, nel differenziare i piani aggettanti e rientranti, verticali e orizzontali, esaltavano indubbiamente il dinamismo del volume in senso neoplastico. Ma il prevalere all’esterno di una tonalità unificante, per altro discreta, impediva al volume di venir percepito come una «pluralité de planset non pas de prismes» (P. Mondrian). Contrariamente a quanto auspicato da Mondrian, consentiva di riportare lo sbalzo del bovindo e il movimento dei pieni e dei vuoti a una coerenza con la cortina stradale.

 

Graziella Tonon