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Rotonda di S. Michele ai Nuovi Sepolcri

Anno: 1695 - 1731

Località: Milano, Guastalla

Indirizzo: via E. Besana 12

Destinazione d'uso: Monumenti commemorativi

Progettista: A. Arrigoni, F. Croce, C. F. Raffagno

Comunemente chiamato Foppone dell’Ospedale il cimitero nasce dalla necessità di costruire un nuovo luogo per le sepolture destinato ad accogliere le inumazioni che l’Ospedale Maggiore non riusciva più a contenere al proprio interno. Poco lontano dalla Cá Granda, quindi, il tema principale che l’edificio cimiteriale rappresenta è quello del recinto nella sua distinzione tra un dentro e un fuori.Il camposanto, denominato ufficialmente Nuovi Sepolcri, costruito dal 1695 al 1730, si compone di due parti distinte ed autonome. Al centro la chiesa di San Michele (1713) a pianta centrale a croce greca, quattro braccia orientate come i punti cardinali che si incontrano al centro sotto un tiburio ottagonale, luogo della celebrazione. Tutto intorno, separato da un prato, un profondo portico di forma circolare definito da otto segmenti di cerchio, costruito da un colonnato aperto verso l’interno e da un muro di mattoni finestrato verso l’esterno: il recinto.

 

Il tema del recinto è tipico e frequente della costruzione del cimitero nella storia, ma in alcuni casi è addirittura coincidente. E’ il caso della Rotonda della Besana, dove il muro di mattoni faccia a vista che avvolge il luogo, lo trasforma di fatto in un’isola, a cui è possibile accedere solo da quattro portali posti in corrispondenza degli ingressi alla chiesa interna alla corte. Il luogo del portico coincide in questo caso con il luogo della sepoltura e l’essenzialità architettonica della composizione conferisce carattere e riconoscibilità al tema e al luogo.

 

La particolarità del Foppone milanese è che il recinto, pur essendo invalicabile, può essere attraversato dallo sguardo attraverso le finestre che si aprono nella muratura perimetrale nel numero di una ogni campata del colonnato interno. Si tratta di finestre molto ampie, analoghe a quelle dei palazzi tardo barocchi o neoclassici milanesi, impreziosite da una modanatura realizzata sempre in mattoni faccia a vista. E’ una finestra quasi metafisica che permette di partecipare al luogo, senza entrarci fisicamente, consente di osservare la città dei morti dalla città dei vivi senza necessariamente varcarne la soglia. Il recinto diventa così un limite invalicabile ma non segreto, in cui il muro perimetrale finestrato è l’espressione di quel rispetto necessario alla contemplazione della morte, e ne attribuisce un valore civile.

 

Tomaso Monestiroli