Caricamento...

Condominio al giardino d’Arcadia

Anno: 1955 - 1959

Località: Milano, Vigentina

Indirizzo: C.so di P.ta Romana 76

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Giulio Minoletti

 

Immerso nel verde del “giardino d’Arcadia”, nell’area di un palazzo distrutto dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, sorge l’edificio per abitazioni progettato da Minoletti con Giuseppe Chiodi e Lodovico Lanza nella seconda metà degli anni Cinquanta. Al primo progetto, presentato nel 1955, vennero apportate l’anno successivo  numerose modifiche, relative soprattutto all’organizzazione del piano seminterrato e del sottotetto. I lavori, avviati dopo l’approvazione nel 1957, si conclusero nel 1959. Di notevole interesse è la specifica richiesta da parte delle autorità municipali di rapportarsi, per quanto riguardava l’altezza, al Condominio ai Giardini di Ercole, l’edificio per appartamenti realizzato tra il 1951 e il 1953 da Ignazio Gardella, Anna Castelli Ferrieri e Roberto Menghi dal lato opposto del grande giardino. Il rapporto con questo edificio, da cui Minoletti sembra aver tratto ispirazione anche per il disegno della facciata, offre un punto di vista particolare da cui partire per lo studio di questa architettura.

 

I quattordici appartamenti di cui si compone l’edificio presentano in facciata il carattere comune della linea vincolata della balconate, ringhiere che corrono orizzontalmente lungo tutta la facciata, in un elegante gioco geometrico, dietro cui si intravedono i balconi  fioriti. La facciata, tuttavia, nel variare delle scelte cromatiche, nella diversa inclinazione delle vetrate e nel ricercato alternarsi dei pieni e dei vuoti, rivela subito uno dei temi conduttori del progetto: la varietà. Questa si legge ancor più perentoriamente all’interno dell’edificio, dove a ogni piano gli appartamenti presentano soluzioni differenti. I progettisti optano infatti per la sovrapposizione di piante libere, che vengono di volta in volta adattate alle singole esigenze dei committenti.

 

In questo contesto,  riveste particolare rilievo la “villa sul tetto”, l’appartamento dove lo stesso Minoletti scelse di abitare. Ricavato dal sottotetto dell’edificio, l’appartamento si sviluppa su due piani, l’8 e il 9, e offre una sintesi dei temi fino ad allora esplorati nella sua  ininterrotta ricerca sul tema della casa. L’appartamento rivela una cura estrema dei particolari: l’ampliamento dello spazio mediante specchi, elementi scorrevoli a scomparsa, armadi e librerie incassate, pareti scorrevoli e grandi vetrate che affacciano sulla spettacolare vista della città, sul Duomo e la Torre Velasca, ma anche sulla natura, la campagna, i borghi, i monti. Un’osmosi continua tra spazio esterno ed interno, ricorrente in tanti suoi progetti. E ancora il particolare accostamento dei colori, il verde dei lustri pavimenti marmorei, il rosso esaltante delle pareti, il caldo color miele del legno e, sospeso, il bianco sferico delle lampade.

 

Maria Cristina Loi