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Edificio per abitazioni e negozi

Anno: 1959 - 1961

Località: Milano, Brera

Indirizzo: via Delio Tessa 2, via San Simpliciano 5

Destinazione d'uso: Edifici per residenze ed uffici

Progettista: GPA Monti

 

Lo studio GPA Monti, attivo ancora per tutti gli anni Novanta, si componeva di Gianemilio Monti (1920-2002), Pietro Monti (1922-1990) e Anna Bertarini (1923). Interpreti fra i più significativi di un colto understatement tipicamente milanese, sin dall’immediato dopoguerra la loro produzione si sostanzierà di importanti interventi perlopiù residenziali, anche se non mancherà di esprimersi in oggetti di design dall’indubbio successo commerciale, come la diffusissima maniglia Borna per Olivari (1970). Nel campo dell’edilizia abitativa si ricordano la villa a Piona del 1952 e le ville a Morbegno e a Forte dei Marmi del 1957. In ambito urbano il loro nome rimane legato alla pregevole impresa del Quartiere Feltre per l’INA Casa (1947-61). L’immobile di corso Garibaldi angolo Delio Tessa appartiene invece al ricco filone dell’edilizia abitativa alto borghese, perlopiù collocata in aree centrali, di cui un altro significativo esempio è l’edificio per abitazioni e uffici in corso Magenta (1963). Nel caso del fabbricato in corso Garibaldi ciò che balza subito agli occhi è la ricercata maestria nell’utilizzo di un materiale tradizionale come il laterizio: oltre a richiamarsi all’attigua e importante preesistenza di S. Simpliciano, il mattone è qui impiegato in sofisticate tessiture, soprattutto in corrispondenza degli angoli. Ed è proprio a partire dallo spigolo che si organizza la composizione dell’intero organismo. Esso si compone di un blocco più alto su corso Garibaldi e di un altro di altezza inferiore sviluppato su via Tessa, mentre la configurazione planimetrica si imposta su una forma ad U. La presenza di grandi finestre a tutt’altezza sui soggiorni posti in angolo al quarto e quinto piano è legata alla volontà di privilegiare l’affaccio sulla chiesa di S. Simpliciano. Lo stesso dicasi per le aperture del tetto abitabile a mansarda, mentre un plastico cornicione a sbalzo sottolinea la fascia di coronamento.   

 

L’organizzazione planimetrica interna è informata a quella “scala umana” più volte ribadita da Gianemilio Monti come dato imprescindibile del progetto contemporaneo. È costante la ricerca della variabilità, dei salti di quota e della differenziazione dei tagli, cercando il più possibile di evitare il piano tipo attraverso la creazione di uno spazio fluido e continuo. Fra il 1962 e il 1965 lo studio Monti progetterà anche gli interni dell’abitazione del pittore Pino Tovaglia, in cui la differenziazione delle funzioni corrispondenti ai diversi ambienti è affidata a raffinate variazioni dei pavimenti, mentre la continuità dello spazio è assicurata dalla medesima stoffa giapponese verde smeraldo alle pareti.

 

Federico Ferrari