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Anno: 1938
Località: Milano, Duomo
Indirizzo: via Larga 7
Destinazione d'uso: Edifici residenziali
Progettista: Rino Ferrini
L’edificio è opera di Rino Ferrini (1891-1956) architetto poco noto alla critica ma apprezzato interprete del professionismo milanese fino alla seconda guerra mondiale, come testimoniano i numerosi articoli a lui dedicati dalla rivista Rassegna di Architettura che ha pubblicato alcune delle sue opere. Tra queste si possono citare la Casa della Fontana in viale Vittorio Veneto (1936) – che riprende il classico tema dell’architettura novecentista della copertura a terrazze e giardini pensili – o il bar Panzera in piazza Duca d’Aosta (1933) – ristrutturato però nel 1958, quando è stata cancellata ogni traccia del progetto di Ferrini che aveva visto tra l’altro la costruzione di una scultorea scala ad andamento elicoidale – oltre alla casa ad appartamenti in via Carducci 12, oggetto di molteplici polemiche dovute al suo dinamismo formale e volumetrico, di poco precedente l’edificio in via Larga.
Quest’ultimo si apre su una piccola piazzetta, oggi pesantemente mortificata dalla trasformazione in parcheggio e occupa la testata di un isolato cuneiforme frutto degli sventramenti attuati per aprire la via su cui insiste. Ha altezza pari a nove piani (nella porzione centrale) ed è pensato come una superficie continua che gira su se stessa coprendo un angolo di 180 gradi. L’elemento chiave della costruzione è la plasticità del corpo di fabbrica affacciato su via Larga, dettata dalla curvatura impressa al volume nel punto in cui convergono le facciate secondarie tra loro asimmetriche. La continuità del prospetto levigato è interrotta sul fronte verso via Bergamini solo dalla presenza di un piccolo terrazzo al quinto piano dietro il quale il volume arretra riducendosi di spessore e salendo per altri tre livelli, mentre la lettura dell’affaccio principale è condizionata dalla presenza di un balcone in aggetto posto al secondo piano. In questa porzione del complesso, che corrisponde alla parte curva, l’edificio subisce un restringimento a gradoni in corrispondenza dei piani sesto ed ottavo in cui vengono inserite lunghe terrazze. Il fronte verso via Sant’Antonio Abate è il meno imponente; raggiunge un’altezza fuori terra di quattro piani per meglio raccordarsi con la cortina edilizia ed è concluso di nuovo da una terrazza.
Lungo tutta la costruzione è chiaramente leggibile la presenza del basamento, che occupa i primi due livelli arrivando fino alla quota del davanzale delle finestre del terzo ed è rivestito in pietra grigia scura, in contrasto con il giallo tenue dei piani superiori. Questa uniformità di materiali, insieme alla chiarezza nella disposizione regolare delle aperture e alla riduzione al minimo degli elementi decorativi (costituiti principalmente da sottili fasce marcapiano, portate sempre alla quota inferiore delle aperture e presenti solo sui fronti laterali) consente di mantenere intatta la continuità del blocco, nonostante gli scatti di profondità dettati dalla presenza di terrazze e balconi. L’edificio oggi ospita, a dispetto della destinazione d’uso iniziale, numerose attività terziarie.