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Quartiere IFCP Fabio Filzi

Anno: 1935 - 1938

Località: Milano, Città Studi

Indirizzo: viale Argonne, via Birago, via Illirico

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista: F. Albini, R. Camus, G. Palanti

Il quartiere, realizzato dall’IFCP (Istituto Fascista Case Popolari) e progettato da tre giovani architetti milanesi (Franco Albini, Renato Camus, Giancarlo Palanti, che aderirono con entusiasmo alle idee del Movimento Moderno, mentre l’arredamento di carattere funzionale è curato da Ignazio Gardella e Gabriele Mucchi), è composto da 10 edifici, che occupano un isolato rettangolare, ai margini orientali dell’espansione del Piano Pavia-Masera, nei pressi della cintura ferroviaria (sarà però il successivo Piano Albertini che ridisegna l’isolato del quartiere come oggi lo vediamo).

 

Nel quartiere, compatibilmente con le sue ridotte dimensioni (che rende difficilmente applicabile il plan libre), sono per la prima volta applicati alcuni principi che caratterizzano il Movimento Moderno come gli edifici disposti parallelamente nord-sud (orientamento che garantisce l’ottimale esposizione degli alloggi), con corpi di fabbrica alti 4-5 piani, composti da due o cinque elementi tipo, studiati in modo da organizzare, con lo spostamento di una porta, alloggi da uno a tre locali piu? servizi, le distanze fra gli edifici commisurate alle loro altezze, al fine di consentire le massime insolazioni e areazioni degli alloggi, le regole distributive interne e i caratteri linguistici della nuova architettura. L’ingresso è da via Birago, con un affaccio del lato corto del quartiere su via Argonne. Ma mentre tutti gli edifici circostanti, da quelli conformi (assai pochi) al piano del 1912 a quelli più alti e densi realizzati con le norme dei piani successivi (il Piano del 1953 in particolare) presentano il fronte allineato lungo il viale e sono all’interno di un isolato a blocco chiuso (seguendo le regole ottocentesche), i quattro edifici del quartiere che si affacciano su viale Argonne lo fanno con l’affaccio meridionale, quasi completamente cieco, se non per una portafinestra per alloggio che dà su un piccolo balcone e che garantisce luce e aria alla camera da letto d’angolo.

 

L’allineamento prevalente è invece lungo le due vie laterali: i fronti delle due grandi stecche allineate lungo via Illrico e delle tre su via Birago si distaccano dagli edifici limitrofi, con una composizione e una partitura ancora modernissima, soprattutto se confrontate con gli altri edifici coevi di edilizia pubblica che si affacciano su via Birago (blocco chiuso, con cortile interno, edifici eclettici). Gli edifici sono completamente aperti su tutti e quattro i lati e sono organizzati attorno ad uno spazio verde centrale (purtroppo modesto), per complessivi trentadue corpi – scala intorno ad un corpo centrale che al piano terra vede la localizzazione di bagni, docce e lavatoi. Pur nelle sue ridotte dimensioni, il quartiere garantisce standard edilizi e qualità urbanistica ai lavoratori della nascente città industriale, assai superiori all’edilizia pubblica del periodo, ma anche a quelli dell’edilizia corrente privata.

 

Piergiorgio Vitillo