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Year: 1945
Town: Milano, Pagano
Address: Via Alcuino, via Colleoni, via Gattamelata
Destinazione d'uso: Quartiere residenziale
Designer: BBPR
Il 21 aprile 1944 Gian Luigi Banfi e Lodovico Belgiojoso vengono deportati nei campi di concentramento nazisti in quanto membri del Comitato di Liberazione Nazionale. Enrico Peressutti, nonostante sia attivamente impegnato nella lotta di liberazione, non viene arrestato e porta avanti l'attività dello studio BBPR da solo, visto che Ernesto Rogers è costretto all'esilio in Svizzera a causa delle leggi razziali. Il 25 aprile 1945 la città di Milano viene liberata dall'occupazione nazifascista: a quella data, però, Banfi è morto da quindici giorni. Belgiojoso, invece, verrà liberato dalle truppe alleate giunte a Mauthausen il successivo 5 maggio. Nonostante questi tragici eventi, già nello stesso anno lo studio riceve dalla Società Generale Immobiliare il primo incarico di rilievo da quando, prima della guerra, i BBPR avevano realizzato il Palazzo delle Poste al quartiere EUR di Roma.
Le case per impiegati di via Alcuino a Milano sono quindi l'occasione per ribadire con forza la funzione sociale dell'architetto nel contesto di una città bombardata e di una società da ricostruire dalle fondamenta. Il quartiere è dimensionato per accogliere 2.540 abitanti su un'area di 24.678 m² per un totale di 10.080 m² costruiti, compresi i servizi collettivi situati negli spazi verdi tra un edificio e l'altro. Il piano insediativo è un tipico impianto razionalista, composto da corpi disposti parallelamente tra loro e orientati secondo l'asse nord-sud. Gli edifici sono stecche di nove piani con blocchi scala-ascensore che servono due o tre unità immobiliari ciascuno; gli appartamenti sono di tre tagli differenti a seconda della dimensione ed hanno una distribuzione interna consueta. La struttura è in cemento armato e i tamponamenti in muratura intonacata, mentre i pannelli sotto-finestra sono prefabbricati in graniglia. La tinta della struttura è distinta da quella delle murature e l'abbinamento di colori è diverso per ogni singolo blocco. Pur non presentando nessuna soluzione sperimentale, il quartiere si offre come modello per la ricostruzione e nel farlo riafferma con forza la bontà sostanziale delle idee del Razionalismo come punto da cui ripartire dopo i tragici eventi della guerra.
La planimetria generale, in particolare, riproduce gli schemi già visti a Milano nei quartieri IFACP realizzati da Albini, Camus e Palanti nella seconda metà degli anni Trenta, a loro volta debitori di modelli provenienti d'oltralpe. In via Alcuino, tuttavia, affiorano per la prima volta elementi che mostrano un ammorbidirsi della severità del lessico razionalista, quasi un presentimento della strada che prenderà l'architettura italiana di lì a poco. La struttura che affiora sulla facciata, le aperture dichiaratamente verticali, i pannelli prefabbricati in corrispondenza delle finestre e il colore utilizzato in modo quasi didattico per differenziare gli elementi costruttivi diventeranno di uso comune negli anni del dopoguerra e mostrano che i BBPR hanno già assimilato la lezione del Movimento Moderno al punto di volerne ricercare un superamento.
in “Architecture d'aujourd'hui”, n.41, giugno 1952, p.33
in “Urbanistica”, n.18-19, marzo 1956, p.117
in “Architecture d'aujourd'hui”, n.63, dicembre 1955, gennaio 1956, p.43
V. Vercelloni
in “Casabella- Continuità”, n.253, luglio 1961, pp.42-51
C. Bono, V. Vercelloni
in “Casabella”, n.451-452, ottobre-novembre 1979, pp.56-60
M. Grandi, A. Pracchi
Zanichelli, Bologna 1980
G. Gramigna, S. Mazza
Hoepli, Milano 2001