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Deposito ATM di Famagosta

Anno: 1989 - 1999

Località: Milano, Stadera

Indirizzo: Via San Paolino 7, Milano

Destinazione d'uso: Autorimesse, depositi, edifici per lo stoccaggio

Progettista: Ludovico Magistretti

Nell’ambito di una ricerca svoltasi a partire dagli anni settanta sull’uso dei prefabbricati in campo edilizio, il progetto di Vico Magistretti per il nuovo deposito dell’ATM a Famagosta è da considerare punto di arrivo di assoluto rilievo. La sua connotazione esplicitamente industriale è perseguita attraverso un uso fortemente espressivo di elementi iconici, tra cui si impongono i lucernari a forma di shed. L’ipertrofia e l’ossessiva reiterazione di questo elemento connotano l’intero volume, tentando di affermarne la chiara riconoscibilità in un paesaggio urbano altrimenti anonimo e disconesso. Il deposito si colloca infatti in un’area periferica, immediatamente a ridosso dei grandi svincoli di innesto delle arterie autostradali e svolge funzioni diverse, da autorimessa dei treni ad officina per la manutenzione.

 

La struttura è a pilastri e travi prefabbricate, mentre i tamponamenti sono composti da grandi pannelli con paramento in mattoni a vista secondo diverse trame, configurando lunghe pareti cieche e dal notevole effetto formale. Essi sono invece collocati secondo una diversa giacitura sulla parete nord-est, zona d’accesso dei treni, dove si trovano gli ampi portali comandati elettronicamente, messi in sicurezza con un ulteriore doppia chiusura in materiale plastico isolante.  Il progetto prevede anche una serie di volumi di servizio, destinati agli uffici e al lavaggio dei convogli, dalle medesime caratteristiche formali e connessi al corpo principale con un volume sopraelevato.

 

Le grandi dimensioni e l’elementarità morfologica dei lucernari-sheds (8,50 per 8,50 metri) ne accentuano il carattere di elemento giustapposto, quasi galleggiante sulla grande piastra sottostante. Essi sono l’elemento sintetico che concentra su di sé il potenziale figurativo dell’intero organismo architettonico, il cui perentorio impatto visivo si impone su chi percorra a forte velocità un paesaggio altrimenti sfrangiato e privo di punti di riferimento.  

 

Federico Ferrari