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Quartiere Regina Elena (ora Mazzini)

Anno: 1925 - 1931

Località: Milano, Lodi - Corvetto

Indirizzo: via Pomposa, via Ravenna, piazzale G. Rosa

Destinazione d'uso: Quartiere residenziale

Progettista: Giovanni Broglio

Il quartiere fu programmato per ospitare i “poveri e i poverissimi” ossia le persone in condizioni di maggior disagio sociale. Ubicato nella periferia Sud-Est, in un’area marginale fra infrastrutture ferroviarie e fabbriche, il Regina Elena è di ampie dimensioni – il maggiore fra quelli realizzati fra le due guerre – ed è organizzato in quattro grandi isolati trapezoidali. Essi si agganciano alle maglie del Piano Pavia Masera, in particolare all’anello più esterno di circonvallazione – gli attuali viale Puglie Molise Campania – che doveva collegare la via Emilia con il tessuto urbano. Il tipo insediativo a cortina continua su strada si articola in corpi di fabbrica conformati a L o a C con le estremità piegate secondo angoli retti o ottusi: gli spazi interni degli isolati risultano formati da sequenze di corti semiaperte gerarchizzate da alcuni tracciati regolatori che attraversano gli isolati stessi. Il risultato è una composizione dello spazio interno più complessa rispetto ad un cortile che dimostra il buon controllo di questo modello insediativo raggiunto dal Broglio e dall’Ufficio Tecnico dello ICP di Milano. Questo tipo di quartieri si caratterizza come è stato notato (Bonfanti, Scolari, 1981, pp. 86, 92) per due caratteri sostanziali: un modesto grado di ricerca tipologica, soprattutto nei confronti delle coeve esperienze estere, e l’imitazione di modelli figurativi propri dell’edilizia destinata ai ceti medio-alti.

 

I tipi edilizi sono distribuiti a corpo scala con alloggi di una o due stanze. L’organizzazione dello spazio abitativo è elementare: il soggiorno-cucina che è pensato come principale luogo di aggregazione della famiglia e presenta la stessa superficie della camera da letto; la distribuzione è elementare e priva di disimpegni. La collocazione dei servizi è invece innovativa ed è considerata la più significativa invenzione tipologica del Broglio: la parete perimetrale è dilatata fino ad essere trasformata in una successione di intercapedini alternate ai balconi. Nelle prime sono collocati lavandino, servizi igienici e vani per riporre oggetti. Il principio dei servizi in facciata, reso tecnicamente possibile dall’uso del cemento armato, appare oggi realmente innovativo  si potrebbero trovare delle analogie con la “sezione cava” studiata da Luis Khan in luoghi e tempi molto diversi.

 

I prospetti presentano i caratteri propri del disegno ottocentesco e storicista: basamento, sviluppo a fasce vuote e piene verticali alternate, corrispondenti ai servizi e ai balconi, coronamento e, in molti casi, linee di gronda discontinue dovute alla scelta di variegare l’altezza dei corpi di fabbrica per scongiurare un’eccessiva monotonia. Sono presenti alcuni soluzioni decorative semplificate, realizzate con l’intonaco, come ad esempio l’allusione alle bugne nel basamento, oppure la rappresentazione dei conci di pietra di sapore neomanierista nelle cornici delle finestre del primo piano.

 

Marco Lucchini