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Residenze sociali - Via Civitavecchia

Year:  2006 - -0001

Town: Milano, Padova

Address: Via Civitavecchia, Milano

Destinazione d'uso: Edifici per residenza sociale

La ricomposizione di spazi e luoghi eterogenei nella forma e nella densità è stata una delle principali sfide del concorso per Abitare Milano. L’area di via Civitavecchia era uno spazio residuale compreso tra il limite nord del Parco Lambro, il rilevato della Metropolitana 2 – attestato sul margine sud di via Palmanova – un tessuto poco ordinato di edifici residenziali, un gruppo di “case minime” del dopoguerra e l’area industriale Rizzoli in cui oggi svetta la torre terziaria dello studio Boeri.

 

I progettisti hanno ben sfruttato le potenzialità del luogo, ossia il parco e la metropolitana, trasformando i vincoli in risorse per il progetto. La condizione di marginalità dell’area ha costituito l’occasione per definire un’area di transizione tra la città e la natura antropizzata.
Il sistema insediativo è costituito da un edificio a torre collocato in fregio a via Civitavecchia e da un pettine di edifici a lama paralleli fra loro ma slittati: il primo rappresenta, dal punto di vista morfologico, il “fatto primario” del quartiere ed è in grado di marcare il limite tra la città e il parco individuandone un punto di accesso; il secondo configura invece un sistema analogo a un pettine, ortogonale a via Civitavecchia, che definisce il percorso tra la fermata della metropolitana di Crescenzago e il parco.

 

La torre in pianta è formata da due blocchi a pianta quadrata saldati dal corpo scala e ruotati secondo giaciture coerenti con quelle del contesto in modo da formare una V aperta verso la città. Il volume della torre presenta una superficie compatta scandita dalle fughe dei pannelli di fibrocemento dai quali è rivestito; esso è scavato da logge a doppia altezza e da finestre impaginate liberamente. Nella sobrietà delle scelte espressive si riconoscono, come è già stato notato (Braghieri, 2010, pp. 85-88), alcuni ben calibrati riferimenti alla modernità milanese degli anni Sessanta. Gli edifici a pianta longitudinale sembrano più vicini all’immagine colta delle palazzine che a quella delle lame della razionalità eroica; questa scelta, dovuta in parte alle quantità insediative programmate, contribuisce a rendere l’abitare più aderente a quella misura umana che è parte sostanziale dell’urbanità. In quest’ultimo tema rientra anche l’attenzione nei confronti dei servizi e degli spazi collettivi. Concepiti come parte integrante della figurazione architettonica essi lavorano a tre scale: a quella urbana l’intero quartiere può essere considerato un servizio che ridefinisce, come si è detto, il limite e l’accesso al parco Lambro; a quella insediativa è previsto un edificio tipologicamente innovativo per l’E.R.P. Milanese ossia la “Casa dell’Acqua”: si tratta di un centro benessere, originariamente denominato hammam, con attività che vanno dal bagno turco alla piscina; infine alla scala dell’edificio una ricca dotazione di spazi comuni è distribuita nei vari piani delle costruzioni concludendosi nelle coperture interamente destinate ad un uso collettivo. La definizione degli alloggi contempla anche una certa flessibilità poiché le logge ricavate nei volumi possono essere accorpate alle singole abitazioni permettendo così di espanderne la superficie.

 

Marco Lucchini