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Edificio per appartamenti in via Calco

Year:  1954 - 1955

Town: Milano, Magenta - S.Vittore

Address: via Calco 2

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Designer: G. Monti, P. Monti, A. Bertarini, E. Freyre

Il sodalizio tra Gianemilio Monti, Piero Monti e Anna Bertarini Monti inizia nel 1948, anno in cui si laureano al Politecnico di Milano. Ben presto lo studio si distingue con opere recensite anche su testate straniere, come la villa sul lago a Piona (1952). Il linguaggio sottotono, quasi dimesso, lontano dal clamore di una architettura che vuole essere sempre eclatante, riflette il loro operare lontano dal mondo universitario e dall’ambiente mondano, nonostante la partecipazione al dibattito culturale nell’MSA e nelle Triennali. A Milano realizzano diversi edifici per abitazioni, che spaziano dai quartieri INA-Casa (Feltre, Vialba, Gallaratese) agli incarichi più prestigiosi in aree centrali. Il complesso di via Calco si compone di due volumi disposti perpendicolarmente tra loro e da un terzo elemento più piccolo, destinato ad ospitare alcuni uffici. Nel piano tipo si succedono appartamenti con il soggiorno e la camera padronale verso il fronte principale e gli ambienti di servizio sul lato opposto. Le unità immobiliari sono servite da una scala ogni due appartamenti, ad eccezione di quelle in corrispondenza dell’incrocio tra le due ali, collegate da un corpo scala a cerniera tra i blocchi.

 

Il tema del telaio, debitore del Razionalismo, è presente nei lavori dello studio Monti fin dal primo condominio di via Pantano. In questo caso però la struttura è una sequenza di portali traversali rispetto al corpo di fabbrica che permette di inserire i cassettoni degli avvolgibili nello spessore delle travi ribassate. Le facciate maggiori hanno un andamento ritmato dalle sporgenze delle nicchie destinate ad ospitare gli armadi nelle camere da letto e le librerie nei soggiorni. I ballatoi che avvolgono i volumi principali, pur senza alcuna concessione a facili storicismi, fatalmente si ricollegano alle case di ringhiera milanesi. Il richiamo alla tradizione è reso ancora più evidente dell’inserimento dei divisori e dei frangisole traforati in mattoni, omaggio all’architettura rurale padana. L’abbinamento del cemento martellinato con i mattoni pieni è una costante dello studio Monti fino a metà anni Sessanta: non solo ha una resa cromatica particolarmente in sintonia con la tradizione lombarda, ma ha la capacità di resistere nel corso del tempo senza manutenzione. All’ingresso si trova una scultura di Gino Casentino, artista che negli anni successivi sarà coinvolto da diversi architetti per la realizzazione di opere integrate all’architettura.

 

Il progetto è frutto della collaborazione con Enrico Freyre, coetaneo dei Monti, e come loro protagonista della ricostruzione di Milano negli anni Cinquanta. Il suo condominio in via Rubens 7, in particolare, propone una soluzione di facciata analoga a via Calco, ma inserita nella cortina edilizia.

 

Paolo Brambilla