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Edificio per abitazioni

Year:  1954

Town: Milano, De Angeli - Monte Rosa

Address: via Faruffini 6

Intended use: Edifici residenziali

Designer: M. Asnago, C. Vender

Il percorso di Asnago e Vender conosce un esordio nella novecentesca casa ad appartamenti di via Manin, ma rapidamente si va semplificando in una progressiva astrazione che, attraverso le realizzazioni degli anni Trenta, approda all’assoluta pulizia formale di un razionalismo terso e rigoroso.
Già nei palazzi dell’isolato di via Albricci, costruiti tra il 1939 e il 1956, l’impaginato delle aperture disposte sul piano teso delle facciate diventa più sofisticato, secondo un processo compositivo che, partendo da una maglia serrata, introduce variazioni, sfalsamenti, sovrapposizioni di matrici, fino ad ottenere una costruzione grafica di singolare complessità nascosta sotto le apparenze di un disegno anodino. Le facciate di via Faruffini portano alle estreme conseguenze la tecnica compositiva messa a punto da Asnago e Vender, sia per la quantità di elementi introdotti (finestre rettangolari, quadrate, a filo facciata, arretrate, balconi) sia per l’articolata sintassi con cui sono composti gli elementi stessi.

 

Ogni slittamento, smagliatura, omissione, è mossa dal differente valore assunto dalle aperture in funzione della loro posizione: sul fronte di via Vittoria Colonna, ad esempio, è chiaramente leggibile lo sforzo compiuto per  “distruggere il profilo a salto” determinato dalle diverse altezze imposte dal regolamento edilizio. Ma il disegno ritmico si arricchisce di smagliature e ambiguità fino a diventare una partitura capace di includere elementi introdotti anche arbitrariamente. La commissione edilizia valutò eccessivamente irregolare il disegno, richiedendo una accorata difesa scritta da parte degli architetti, che argomentano le loro scelte con il desiderio di distruggere l’uniformità di una facciata “che altrimenti resterebbe arida ed inespressiva”.

 

La sorprendente gabbia a sbalzo collocata all’altezza del terzo e quarto piano del fronte principale, priva di alcuna funzionalità, è un puro oggetto dimostrativo della costruzione mentale dell’edificio. La sua ombra netta, proiettata sul foglio della facciata nelle giornate si pieno sole, rende manifesta la componente metafisica e sottilmente inquietante, come sostiene Bruno Reichlin, che è presente sottotraccia in tutte le opere di Asnago e Vender. Se questi esperimenti secondo alcuni autori rappresentano una deriva intimistica e disimpegnata, in anni recenti la capacità di includere nella logica di definizione del progetto anche la casualità e l’arbitrarietà ha riportato l’attenzione sul lavoro dei due professionisti milanesi.

 

Paolo Brambilla