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Condominio in Piazza Aquileia

Anno: 1962 - 1964

Località: Milano, Washington

Indirizzo: Piazza Aquileia 8

Destinazione d'uso: Edifici residenziali

Progettista: Ludovico Magistretti

Internazionalmente noto per i capolavori di design per l’arredo, Magistretti è stato uno dei più apprezzati rappresentanti della via milanese al progetto residenziale. La sua profonda conoscenza delle dinamiche abitative lo ha reso uno dei progettisti d’elezione dell’alta borghesia lombarda: le sue realizzazioni vanno dalle opere più vicine alla teoria dell’ambientamento agli interventi che interpretano più chiaramente le aspirazioni della Milano del miracolo economico. Il suo contributo è riconosciuto fin dal 1959, quando Rogers include una sua realizzazione nel novero di  quelle che rappresentano l’Italia al congresso dei CIAM di Otterlo.

L’intervento di piazza Aquileia si compone di due edifici: il primo, affacciato sugli alberi della piazza, è una stecca che asseconda l’impianto del tracciato urbanistico. Ad elementi modernisti, come le finestre a nastro e il cemento a vista, se ne affiancano altri desunti dalla tradizione, come il basamento in pietra e il rafforzamento dell’angolo: benché  svuotato e vetrato, infatti, l’angolo è profondamente marcato dai serramenti in legno alternati ai cassonetti.

La cura per il dettaglio costruttivo riesce a controllare l’esuberante varietà di materiali impiegati, dalla pietra di Aurisina al rame, dal mosaico al vetrocemento, dalla graniglia alle balaustre in vetro. Se nel corpo su strada l’atrio ha una presenza importante, l’accesso al corpo interno è quasi dissimulato nel giardino progettato da Elena Balsari Burrone. Si tratta di una torre che, al contrario dell’edificio su strada, nega la struttura del quartiere, isolandosi. La costruzione si articola per dieci piani in una serie di appartamenti di diverso taglio, alcuni dei quali sono duplex con soggiorni a doppia altezza. La straordinaria varietà di ambienti e situazioni offerte agli abitanti della torre sono riassunte in un disegno scultoreo che dimostra la piena familiarità di Magistretti con l’astrattismo. Anche qui il cemento armato a vista, omaggio all’architettura brutalista, è accostato ai cassonetti in rame. I serramenti in legno verniciato di rosso, infine, esaltano il trattamento grafico delle facciate.

Poco dopo questa esperienza, Magistretti si cimenta con Caccia Dominioni nella costruzione del quartiere di San Felice, una rivisitazione della città-giardino dove si alternano diversi tipi edilizi, incluse alcune torri chiaramente debitrici dei questa realizzazione milanese. L’architettura di Magistretti diventa ben presto un modello di riferimento per le residenze di alto profilo degli anni Settanta, destinato a innumerevoli repliche, prive però della complessità tipologica dell’originale di piazza Aquileia.

PAOLO BRAMBILLA