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Year: 1933 - 1934
Town: Milano, Porta Venezia
Address: Bastioni di Porta Venezia 1, corso Venezia 61
Destinazione d'uso: Edifici residenziali
Designer: Gio Ponti, Emilio Lancia
Il complesso d’abitazione ai Bastioni di Porta Venezia costituisce l’ultimo risultato del sodalizio fra Gio Ponti ed Emilio Lancia. Dopo di esso le strade dei due architetti milanesi si divideranno e compiranno percorsi differenti. Se i rispettivi apporti al progetto non sono mai stati del tutto chiariti, il complesso di Porta Venezia si caratterizza per un’evidente stratificazione di temi e suggestioni.
Collocato su un lotto dall’alto valore immobiliare, ai margini della cinta dei demoliti bastioni, il nuovo edificio è costretto a confrontarsi con due elementi imprescindibili: corso Venezia e i Giardini Pubblici retrostanti. Altro dato di partenza fondamentale è l’alto grado di rappresentatività del complesso, imposto al programma progettuale da una committenza alto borghese e dal posizionamento a ingresso del nucleo storico urbano, dirimpetto ai neoclassici caselli daziari.
Ponti e Lancia decidono dunque di accentuare al massimo questa molteplicità di riferimenti. A differenza di una prima ipotesi progettuale, che prevedeva la presenza della “torre” inglobata all’interno dell’isolato a cortina, la soluzione poi realizzata esaspera sotto tutti i punti di vista la dicotomia fra i due blocchi. Il primo, su Corso Venezia, reinterpreta la classica tipologia del terminale sul corso: si adegua alle linee di gronda degli edifici circostanti, adotta per il rivestimento un materiale nobile come il marmo e si mantiene su un linguaggio sobrio, condizionato in modo evidente dalla “misura” dell’architettura neoclassica. Una compattezza geometrica la cui orizzontalità viene sottolineata dai ricorsi delle balconature e dalla giacitura delle lastre marmoree di rivestimento. L’affusolata sagoma della torre si staglia invece libera e senza timidezze sulla parte rimanente del lotto, ponendosi a segnale urbano di confine della città murata. Marca la sua differenza con un rivestimento meno aulico rispetto al blocco a cortina, laterizio a ricorsi orizzontali policromi e pochi inserti in materiali lapidei a sottolineare finestre e marcapiani. E presenta un’articolazione volumetrica più audace, con l’affusolato bow window semicircolare, aperto al primo piano da tre ingressi strombati, che percorre sino a metà altezza il prospetto, culminante con una serie di logge ad arco libere.
Il riferimento visivo al parco retrostante costituisce però un’ulteriore suggestione. Il fronte posteriore del corpo a torre si anima infatti con una serie di terrazze sovrapposte, il cui andamento scalare smorza la verticalità dell’alta volumetria. Diversamente dall’astratta e “igienista” declinazione razionalista, Ponti tenta di configurare la sua architettura reinterpretando la modernità secondo un codice intimista. Il “dentro” celato alla vista e riservato alla dimensione privata si palesa anche all’esterno: da una parte attraverso le già citate logge a traguardare il parco retrostante, dall’altra mediante il “tetto abitato” sulla sommità del corpo d’angolo. In questo caso il tema del telaio libero diventa leit motif per caratterizzare un aereo giardino, punteggiato da archi vuoti, pergole, verande e persino una piscina.