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Casa Albergo in via Corridoni

Anno:  1946 - 1951

Località: Milano, Guastalla

Indirizzo: via Corridoni 22

Destinazione d'uso: Strutture ricettive

Progettista: Luigi Moretti

Nel novembre 1946 il comune di Milano elabora il progetto preliminare per la costruzione di numerose case albergo che, oltre a fornire un primo contributo alla riduzione della disoccupazione, avrebbero dovuto sopperire alla forte richiesta di abitazioni a basso costo e indirizzare la ricostruzione postbellica secondo alcuni principi guida, poi ampiamente disattesi. Infatti, degli originari ventidue edifici previsti su terreni di proprietà comunale nel cuore e attorno alla città, soltanto tre (via Bassini, via Lazzaretto, via Corridoni) furono realizzati a partire dal 1947 dalla Cofimprese, per la quale Moretti rivestì il duplice ruolo di imprenditore e di progettista.

 

L’architetto romano studiò per l’occasione un modello tipologico ripetibile, composto da un minimo di due fino a un massimo di quattro corpi di fabbrica sviluppati in altezza, ciascuno in grado di contenere oltre cento alloggi minimi da concedere in locazione a senzatetto, persone sole, piccole famiglie, lavoratori e studenti. I diversi blocchi erano completati da volumi a piastra con funzione di accoglienza, collegamento e smistamento dei percorsi, articolati in un sistema dotato di un atrio principale, di ristorante, biblioteca e ambienti collettivi, suscettibile di differenti declinazioni per assecondare la forma del lotto e la giacitura delle vie limitrofe.
Il complesso di via Corridoni è composto da due volumi a stecca, rispettivamente di sei e quattordici piani, interconnessi da un corpo centrale a piastra secondo un’articolazione planimetrica che descrive una H divaricata. L’accesso principale è situato sul lato nord, mentre il blocco minore, destinato ad alloggi per giovani laureate, segue l’andamento della via e converge verso l’ingresso infrangendo l’ortogonalità dell’insieme. Innervato da un corridoio centrale ininterrotto, ai lati del quale si susseguono le stanze dotate di bagno ad uso esclusivo, è percorso da due blocchi scale e ascensori, coperto da tetto piano e chiuso sui lati minori da pareti concave che ne assecondano lo scarto planimetrico. Il corpo maggiore, di notevole altezza e maggior estensione planimetrica, era destinato agli uomini e ripete lo schema simmetrico e bipartito della pianta tipo, ma è spezzato in due parallelepipedi simmetrici da una fenditura trasversale passante. La monoliticità del volume è di nuovo attenuata dal vistoso taglio verticale che proietta i corridoi sulle facciate minori e drammatizza con ombre e cavità la superficie esterna dell’edificio, secondo un procedimento che Moretti dichiarava di mutuare dai principi compositivi dell’architettura e dell’arte figurativa barocca e classica.

 

Entrambi i volumi sono rivestiti in tessere vetrificate bianche e rivolgono alla città prospetti scanditi da finestre raggruppate secondo un ritmo binario, che riflette la disposizione simmetrica e alternata dei bagni e delle camere. Al piano terreno e nel seminterrato negozi e palestra con sauna completavano la dotazione di servizi comuni che rendeva l’edificio un brano autonomo di città, studiato per assecondare nuovi assetti sociali.

 

Stefano Poli