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Year: 1955 - 1961
Town: Milano, Città Studi
Address: via Ampère 75
Intended use: Edifici per il culto
Designer: Gio Ponti
Nel breve arco di tempo che intercorre tra il 1960 ed il 1965, Gio Ponti lavora, pressoché contemporaneamente, alla realizzazione di ben tre chiese nella sua città natale: San Luca Evangelista, San Francesco d’Assisi e San Carlo Borromeo. In ognuna compaiono temi fondamentali della sua ricerca architettonica, così come ciascuna presenta caratteristiche proprie uniche. Nella chiesa di San Luca Evangelista, il cui incarico Ponti riceve dal Comitato per le nuove chiese della Diocesi di Milano, è la cura compositiva del prospetto d’ingresso a rappresentarne la chiave di lettura principale e non a caso l’attenzione al tema della facciata percorre costantemente l’attività progettuale del maestro milanese, teso alla ricerca di una coerente consequenzialità tra il valore estetizzante della presenza strutturale e la forza evocativa che la sua rivelazione esteriore può innescare nel rapporto con il contesto.
L’esiguità del lotto a disposizione, che induce il Ponti a collocare in un piano seminterrato sottostante l’aula gli spazi parrocchiali accessori, è mitigata dall’invenzione di una facciata lievemente sopraelevata composta da due setti simmetrici, entrambi dolcemente inclinati verso l’asse mediano dell’edificio, a creare un leggero sfondato a rientrare. Questa soluzione, tuttavia, assieme alla scalinata d’accesso non basterebbe ad evocare la presenza del sagrato se essa non fosse rimarcata dall’inaspettato gesto di prolungare a sua maggiore definizione sia i muri laterali della chiesa che la copertura stessa. L’ingresso, rivestito di piastrelline ceramiche rettangolari ed a punta di piramide tanto care a Gio Ponti, disegnando una sorta di sezione a capanna “dal vero”, rivela l’impianto strutturale complessivo, definito da una navata rettangolare i cui pilastri rastremati a sezione “a diamante” (altra cifra tipica e ricorrente) sono discostati dai muri perimetrali e sostengono con continuità di profilo poligonale le travi di cemento della copertura ed i suoi sbalzi laterali che segnano due navatelle secondarie. Semplici e lineari gli interni, dove tutto, arredi compresi è disegnato da Ponti; altrettanto la facciata, dove ceramica, cemento, allumino e legno, dialogano armonicamente, segnando il partito decorativo cruciforme disteso come un tessuto sull’intera facciata, le due presenze simboliche delle tre croci bronzee e della statua del Redentore e la distribuzione tripartita degli ingressi, il centrale a timpano ed i laterali, alti e sporgenti, d’impronta modernista. Dettaglio rivelatore: su tutto il perimetro della facciata corre un sottile inserto di mattoncini vetrati che, separando visivamente la superficie frontale da fianchi e copertura a sbalzo inducono una sensazione di leggerezza coerente alla figura di un architetto che «non vede che la materia luminosa.»