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Le periferie sono oggi interessate da trasformazioni in cui la residenza appare marginalizzata: gli insediamenti intensivi destinati a colmare le aree dismesse e la dilagante urbanizzazione diffusa nelle aree più esterne appaiono estremamente deboli nei valori figurativi; lo spazio sembra aver perso i caratteri legati al luogo e allo stare, divenendo esperibile non più nelle figure urbane tradizionali ma nella dinamica delle reti di circolazione e connessione. Gli insediamenti realizzati nell’ambito dei programmi di edilizia residenziale pubblica conservano invece un’immagine architettonica solida da cui dipende la loro urbanità, ossia una relazione efficace tra forma dello spazio urbano e vita sociale. I quartieri di edilizia popolare, nonostante le contraddizioni e i problemi, a differenza di quanto accade nelle “aree residenza” prodotte dalla speculazione, alla scala microurbana presentano rapporti coerenti tra tipologia e morfologia in grado di conformare porzioni di tessuto urbano dotate di un’identità propria. Essi condensano differenti idee di città e possono essere considerati come un enorme “museo diffuso” a scala metropolitana in cui sono depositati i modelli insediativi che hanno contribuito a dare un’identità alla “casa per tutti”.
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