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Il verde di Milano Tra raggi e cinture

Dal 18.05.2009 al 18.05.2010

Serata dedicata ai Paesaggisti Flora Vallone, direttore del settore ‘Arredo verde e qualità urbana’, e Franco Giorgetta, noto progettista e docente al Politecnico di Milano

Resoconto della Serata del 14 maggio 2009.

Serata divisa tra pianificazione e progettazione del verde urbano, con Flora Vallone, già presidente dell’Aiapp, direttore del settore ‘Arredo verde e qualità urbana’ del Comune di Milano, e Franco Giorgetta, architetto paesaggista, autore di numerosi interventi urbani, nonché docente al Politecnico di Milano.

Introducendo la serata, Laura Truzzi, coordinatrice del ciclo di serate organizzato dall’Ordine dedicato al tema del verde pubblico milanese, oltre che paesaggista, ripercorre brevemente le principali tappe della costituzione del sistema del verde a Milano a partire dal Piano Beruto. In effetti la Milano storica non è solo una città d’acqua, come generalmente si pensa, ma anche una città verde (purtroppo compromesso dall’urbanizzazione degli ultimi 50 anni). 

Laura Truzzi, passando la parola all’Arch. Flora Vallone si chiede se e come sia possibile oggi ricomporre e riorganizzare i pochi spazi verdi oramai disordinatamente distribuiti nella nostra città.  Se questo è ancora possibile è certamente compito dell’amministrazione pubblica che dal 2006 sta realizzando, attraverso l’importante strumento della pianificazione, un nuovo sistema del verde.

Flora Vallone ci introduce alla sua attività di tecnico responsabile del Settore per il Comune di Milano, nato dalla confluenza delle strutture prima afferenti ai due distinti assessorati dedicati ad Arredo e Verde urbano in un unico ‘Arredo Verde e Qualità Urbana’: ovvero lo spazio aperto considerato in un’unica soluzione dei cosiddetti  verdi e  grigi della città.

Nel 2007 sono state stese subito le linee guida, con l’obbiettivo di far si che la contaminazione tra queste due città –grigia e verde appunto- fosse di contenuto e non solo di lessico.

Il piano del Verde, ci dice la Vallone, ha per altro costituito parte importante del tessuto connettivo dell’elaborazione del PGT, e per questo è di fatto già operativo, per quanto non ancora adottato.

Al suo interno vi è un primo distinguo tra:

- Piano della qualità urbana: in esso sono contenuti ‘la trasformazione del paradigma culturale di riferimento’:  gli abachi della gestione di strade, rotatorie, infrastrutture del sottosuolo, hanno l’obbiettivo di delineare una visione integrata tra infrastruttura e verde, nello spirito di ‘ tanto meno sono tanto più sono importanti’.

- Piano del Verde: orientato alla definizione della rete pervasiva e continuativa, in cui si delineano le strategie per aggiungere verde al grigio, e puntare alla fruizione ampia degli spazi aperti.

Con l’ambizioso obiettivo di passare dal 12,7 mq/ab di verde fruibile nel 2007  a 30 nel 2015. Questo in primis grazie alla contrattazione con le grandi aree di trasformazione - S.Giulia, Citylife, etc ed in particolare il parco sud. A suoi dire in questo modo si stanno aggiungendo 1.000.000 mq di verde fruibile, oltre alla valorizzazione dell’offerta diffusa.

All’interno del PGT a sua volta sono state identificate 5 aree di tendenza per lo sviluppo del verde:

- - Invarianti: i corsi d’acqua, lo spazio agricolo, le emergenze storiche – le cave, ad es.

- Fruizioni spazi: i raggi verdi completati dalle piste ciclopedonali

- Epicentri: 10, in sviluppo radiale sulla fascia esterna

- Diverse morfologie: le 9 parti della città

- Microprogettualità: progetti pilota, significazione delle strade, dei parcheggi, etc

La rete degli 8 raggi verdi funge da struttura portante del Piano del Verde.

Nel 2008 sono state specificate le modalità di attuazione, attraverso sezioni tipo ed abachi di riferimento per l’allestimento stradale, orientati ad agganciare il verde sottocasa, a rilanciare la biodiversità ma anche le qualità estetico percettive.

Le Greenways, coe da lei definite,  puntano a rendere fruibili ai pedoni i grandi assi urbani. A titolo di esempio sono citate le oltre 100 aree a verde urbano sponsorizzate dai condomini antistanti.

Operativamente sono già stati avviati lavori lungo 3 degli 8 raggi di collegamento con la cintura verde, tra cui in particolare il n. 7- expo/citylife/monte stella/expo,sostanzialmente  coinvolgendo i diversi operatori dei Piani Attuativi incidenti su questo asse ed il loro coordinamento. Il filo rosso dell’operazione è costituito dai percorsi ciclopedonali, il cui trattamento è subordinato come abbiamo detto  ad abachi costruttivi in cui si pone molta attenzione alla immediata riconoscibilità del percorso, mediante l’utilizzo di essenze che li caratterizzano, ne quadro di una più generale de palificazione della segnaletica ed a favore di una riconoscibilità identitaria.

A Flora Vallone succede il pragmatismo dell’architetto Franco Giorgetta, che presenta alcuni suoi importanti lavori  -S.Giulia,  Adriano/Marelli, Sesto San Giovanni/Falk-.

Sottolinea come virtualmente incidano tutti sul percorso del Lambro, di cui cita il delicato lavoro di ricucitura del Parco della Valle del Medio Lambro, coordinato da Francesco Borella.

Il Piano di Santa Giulia, di cui si occupò già a partire del progetto Montecity coordinato da Aldo Rossi, è composto da 350.000mq di verde all’interno dell’area di PII e 200.000mq esterni ad esso. Mostra come sia   in fase di completamento la sola area legata alla residenza gestita dalle cooperative, il cui Masterplan è stato redatto dall’arch. Caputo.

Si caratterizza attraverso grandi spazi verdi al centro, attraversati da percorsi rettilinei, ed una fitta alberatura verso i bordi, lungo le residenze, arricchita di numerose e diversificate attrezzature.

Attorno alla scuola materna sono disegnati Giardini Tematici –il giardino delle erbe giganti, la foresta degli alberi parlanti, in cui sono inseriti giochi per bambini di sapiente e puntuale definizione. Lo stesso per i giardini vicini alle abitazioni, attraverso fiori –la cui cura è affidata ai rapporti di vicinato condominiali-, gioco di bocce,  e poi giardini per non vedenti, pergolati attrezzati.

Marelli/Adriano, anche questo un progetto coordinato dagli architetti Caputo e Benati, in cui a 6,5 ettari di verde si affiancano 4 ha di parcheggi alberati.

Anche qui il disegno dello spazio centrale è libero, in cui si preserva il chiostro esistente, e poi aree giochi e filari di fiori con gestione semplificata.

Infine ci presenta  il progetto Sesto S. Giovanni/Falk, nato dalla collaborazione con l’architetto parigino Michael Corajoud, per 1 milione mq. Il progetto, secondo l’orientamento condiviso dalla Amministrazione e Renzo Piano, mira a conservare la memoria del sito, la sua storia. per far questo si è proposto di disegnare l’impronta al suolo di alcune strutture attraverso le sistemazioni del verde.

Fondamentale il rapporto con il paesaggio: le montagne sull’orizzonte sono ‘avvicinate’ attraverso 2 sistemi di colline lungo l’autostrada e la tangenziale, che fanno ‘alzare lo sguardo verso di esse’.

La bonifica si compirà senza la rimozione del terreno e la sua sostituzione, diventando così  risorsa per la modellazione del suolo. La sua consistenza, divenuta sterile, verrà rigenerata con materiale lavorato in impianti di compostaggio.

Ma la bonifica riguarderà anche la falda, molto prolifica (400 litri/sec), che sarà utilizzata come fonte energetica, prima di essere riversata nel Lambro, scavalcato a sua volta da un ponte su cui prosegue il percorso a verde, di legno.

Il corso d’acqua riflette la matrice industriale.

Un ulteriore segno sarà dato da 500 metri lineari di campo fiorito, con manutenzione meccanizzata, già sperimentata in Francia.

Giustamente Laura Truzzi si domanda perché in Italia sia così difficile l’uso dei corsi d’acqua nel disegno degli spazi aperti:

Flora Vallone indica 2 ragioni: da una parte vi è un atteggiamento di prudenza diffusa, legata alla normativa e alla sicurezza.

Dall’altra una diversa consapevolezza civile, rispetto i paesi del nord ad esempio, in cui la cura del patrimonio collettivo è sensibilità individualmente diffusa, mentre in Italia invece diventa un problema di costi di gestione data l’alta percentuale di vandalismi cui è spesso soggetta.

Tra il pubblico interviene Antonio Borghi, in rappresentanza del Consiglio, che sottolinea quanto sia importante diffondere la cultura del verde. Per far questo suggerisce che manifestazioni come Orticola, recentemente conclusasi con grande successo ai giardini di via Palestro, si aprano ad un pubblico più vasto, sul modello del Salone del Mobile.

In realtà, ci dice Giorgetta, il pubblico è tanto e anche di estrazione popolare, ma la manifestazione essendo a fini culturali e non commerciali, ha risorse di diffusione mediatica relative.    

Francesco de Agostini

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