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Sergei Tchoban: Spazi Urbani, Oggetti Urbani

Dal 17.02.2009 al 10.02.2009

il 12 febbraio serata dedicata all'opera di Sergei Tchoban, presentata da Franco Raggi. Tra visionario e concreto, alla fine prevale il Costruito. recensione di Laura Truzzi

Spazi Urbani, Oggetti Urbani
Una lezione di Sergei Tchoban
12 febbraio 2009

Ha presentato: Franco Raggi, Consigliere dell’Ordine Architetti P.P.C.
E’ intervenuto: Sergei Tchoban


Un’interessante lezione di architettura tra il visionario e il concreto: così si può riassumere la presentazione di Sergei Tchoban che si è tenuta giovedì scorso, 12 febbraio, presso la sede dell’Ordine.

Cogliendo la presenza dell’architetto russo a Milano, in occasione della mostra di suoi disegni, appena ultimata presso la Antonia Jannone –Disegni di architettura-, Franco Raggi, introducendo la serata, l’ha invitato a parlarci dei due piani su cui lui si muove: quello dell’architetto visionario che disegna teste abitate e visioni magiche e sognanti di San Pietroburgo e quello dell’architetto che costruisce e dà fondamenta ben solide alle costruzioni.

Tchoban molto semplicemente risponde che all’inizio di ogni progetto si chiede quale abito voglia dare a quel luogo su cui deve intervenire e quale sia l’importanza storica dello stesso: a quel punto decide se conservare o demolire per ricostruire.

I due metodi si adattano meglio alle due realtà storiche russe molto diverse tra loro: Mosca e San Pietroburgo.

La prima ha una lunghissima storia e, fin dalla sua costituzione, è sempre stata edificata per edifici individuali che si staccano a tutt’oggi nello skyline della città. Un’architettura tipicamente russa che si può definire la città degli oggetti. La seconda invece, più recente, è sempre stata edificata per linee compatte di edifici dalle facciate decorate. San Pietroburgo è la più europea della città russe.

Sergei Tchoban parla in sala di una decina dei suoi progetti che vanno in entrambe le direzioni: oggetti urbani o città decorate.

A San Pietroburgo, vediamo alcuni progetti tra cui un paio di masterplan per quartieri periferici ai margini del mare e del fiume Nieva, il concorso vinto per il municipio e l’intervento su una vecchia struttura mai ultimata in un tipico contesto urbano molto bello. In tutti questi interventi Tchoban ha voluto far tornare l’antica cultura della città in nuove vesti. Strutture molto hi tech con vetri serigrafati molto decorati ben inserite nel contesto storico in cui sono ambientate.

A Mosca invece lo studio nps tchoban voss Architekten ha vinto un concorso per la riqualificazione dei un intero quartiere a 10 km dal Cremino ed ha concepito due torri; un’altra torre è stata progettata per il Museo delle Nuove Tecnologie. Due nuovi edifici sono anch’essi stati trattati come veri e propri oggetti: la scuola ebraica e il centro di informazione ebraico con sinagoga. All’interno di quest’ultimo ogni elemento, compresa la luce, è trattato come una scultura.

Franco Raggi chiede a Tchoban come affronta questa doppiezza nella metodologia degli interventi:un grattacielo figlio dell’hi tech e una facciata con i vetri decorati.

Per l’architetto russo, che oggi lavora anche in Germania, sono semplicemente due risposte diverse a due cornici urbane molto diverse tra loro.

 

Laura Truzzi

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