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Tadao Ando al Politecnico: un autodidatta dell'Architettura

Dal 05.12.2008 al 05.01.2009

Un successo di pubblico e di entusiasmi alla lezione dell’architetto giapponese Tadao Ando al Politecnico, per celebrare gli 80 anni di Casabella

L’Aula Magna del Politecnico di Milano gremita di gente in attesa, gia’ da ore prima, dell’architetto giapponese, mette in crisi l’organizzazione dell’evento pensato per celebrare gli 80 anni della rivista Casabella.

La prima presentazione e’ di Angelo Torricelli, preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, che inquadra l’evento con un accenno storico. Nel ’68, infatti, Rogers allora direttore di Casabella, presentò sulla rivista le opere di Kenzo Tange e un servizio sull’architettura giapponese. Oggi la storia si ripete e – 40 anni dopo - ci troviamo sempre con il direttore di Casabella (Dal Co) che ci presenta un architetto giapponese.
Segue Francesco Dal Co, Direttore di Casabella che sottolinea la necessità dell’architetto di “selezionare gli strumenti con cui esprimersi” e in questo Ando è maestro, nel scegliere pochi materiali ma imparando, progetto dopo progetto, ad utilizzarli con sempre maggior maestria.
Nel passare la parola a Tadao Ando, dal Co sottolinea che “non vi è paura della ripetizione nella cultura giapponese, anzi, la capacità di riprodurre e di insistere sempre sugli stessi temi diventa un modo per imparare l’insondabile segreto delle cose”.

L’architetto giapponese e’ accolto da un applauso caloroso e spontaneo.
Comincia la sua lezione raccontando la propria storia. A 16 anni ha visto un artigiano che lavorava in un cantiere di un edificio ed è rimasto folgorato. Ha incominciato a studiare architettura duramente da autodidatta, con una dedizione quasi ossessiva, che lo accompagnera’ tutta la vita.
Non frequentando l’università’, non ha avuto maestri con cui parlare o studenti con cui confrontarsi, viaggia e legge riviste, per coltivare la sua passione. Tra i periodici che piu’ lo appassionano ci sono proprio Domus e Casabella. A 20 anni compra un libro su Le Corbusier e ha una seconda folgorazione per l’architettura, identificandosi particolarmente col Maestro, autodidatta anch’esso.
Per avvicinarsi ancora di piu’ a Le Corbusier compie un lungo pellegrinaggio solitario in Europa. L’architettura per lui e’ un’ossessione, infatti sostiene che non si puo’ diventare buoni architetti senza amare incondizionatamente l’architettura e studiarla duramente, facendo sì che questa coinvolga tutti gli aspetti della vita. Ando, infatti, adotta un cane trovatello, che vive nel suo studio e lo chiama Le Corbusier, come il suo maestro…

Tadao rassicura i giovani presenti raccontando le difficoltà enormi avute agli inizi: conquistarsi i clienti e’ stata un’impresa! Però progettava sempre, proponendo di continuo progetti alla municipalità di Osaka, che puntualmente venivano respinti.

“Oggi siamo in piena crisi economica, che ovviamente coinvolge anche il nostro settore” afferma Ando. “Noi non la dobbiamo vivere come un dramma bensi’ come un momento per riflettere, per studiare e approfondire. Il sole, alla fine, risorge sempre, dopo un periodo di buio. La crisi diventa quindi soprattutto un’occasione per fermarci a pensare, anziché continuare a lavorare febbrilmente“.
Dopo questo excursus sulla sua vita e sulle ragioni che lo hanno spinto verso questa professione, l’architetto passa in rassegna molti dei suoi progetti.
Del concorso per Ground Zero racconta di aver pensato ad una grande piazza per pensare. Evitando di muovere critiche all’imperialismo americano e alla gravita’ degli attentati dell’11 settembre, Ando ha insistito su concetti umanitari filantropici, conferendo all’architettura il dovere e il potere di creare luoghi in cui la gente si incontra e parla.
Per quanto riguarda invece i progetti veneziani per il Restauro di Palazzo Grassi (Museo d’arte contemporanea) e per la Dogana, l’architetto ha espresso, da giapponese, la sua difficoltà nel confrontarsi con delle preesistenze così antiche come facciamo noi europei: città come la sua Osaka non hanno infatti la stratificazione delle città italiane.

La conferenza si chiude tra gli applausi. Avere di fronte una delle star dell’Architettura che si e’ misurato con progetti quali la Chiesa della luce, Casa Azuma  la cappella sull’acqua a Hokkaido e il Museo della Cultura Himej e’ senza dubbio una forte emozione. Dopo aver risposto a qualche domanda degli studenti, il Maestro giapponese si congeda concedendo qualche autografo sulle monografie fresche di stampa edite da Electa e curate da Francesco Dal Co in vendita fuori dall'aula.

 

Alessandro Sartori

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