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Castello a doppia velocità

Dal 04.12.2014 al 04.01.2015

Breve report della serata dedicata alla nuova sistemazione di Piazza Castello, tra proposte provvisorie e definitive. Guardando a procedure che città come Parigi stanno adottando per interventi diffusi nella città, tra pubblico e privato

L’Ordine degli Architetti di Milano riconosce l'opportunità di promuovere un concorso internazionale aperto per la definizione della sistemazione in forma definitiva di tutta Piazza Castello.  Per questo promuove un dibattito con il Comune,  la Triennale e il Direttore dell'Osservatorio delle trasformazioni urbane di Parigi, che proprio in questi giorni ha lanciato ‘Reinventer.Paris’, un concorso internazionale di idee per la realizzazione di progetti innovativi dedicati a ben 23 aree che il Comune mette a disposizione.


Con consueta schiettezza, la presidente Valeria Bottelli dissipa ogni dubbio: non ci sentiamo controllori di procedure o censori di idee, abbiamo anzi collaborato a creare una piattaforma che sia strumento per tutte le Amministrazioni ma non solo, che possa essere adottata dai privati e anche a scala nazionale. Vogliamo però partecipare e siamo curiosi di quanto accade in città.

A Maurizio Baruffi dunque il non facile compito di spiegare quanto l’Amministrazione sta facendo, destreggiandosi tra osservazioni e critiche rivolte alla sperimentazione e programmazione, come la definisce, messa a punto dall’Amministrazione per la sistemazione della piazza Castello. Da marzo 2014 area pedonale, ma in evidente relazione con Expogate –i caselli dedicati alla reception urbana di Expo, inaugurati a maggio 2014, ma esito di una consultazione ad inviti di marzo 2013 sempre coordinata dalla Triennale e vinta dall’arch. Alessandro Scandurra- e la programmazione delle attività durante il semestre Expo 2015.
Due interventi, afferma, che hanno generato un processo di ulteriore trasformazione.

La pedonalizzazione è stata vissuta con travaglio soprattutto dai residenti, che si sono visti invadere il salotto buono –ricordiamo che si parla di una delle aree a maggior rendita differenziale del valore immobiliare della nostra città- da salamelle e schiamazzi e baite da fiera di paese.
Tuttavia, continua Baruffi, l’intento era ed è quello di creare un percorso innovativo per la soluzione positiva della gestione di questo spazio pubblico per il 2015, che introduca elementi utili per la sua successiva trasformazione definitiva.
per questo a luglio 2014 il Sindaco ha incaricato di nuovo la Triennale di organizzare una consultazione partecipata –soprattutto dai comitati locali.
Tra luglio e settembre dunque gran lavoro per gli 11 studi selezionati a discrezione della Triennale il cui esito è stato presentato il 27 settembre, ora in mostra fino al 8 dicembre.
Il Comune ne ha dato visibilità attraverso un sito dedicato, dove ha raccolto il parere di chi interessato sottoforma di 13.211 like distribuiti tra i diversi progetti.

Tuttavia un indirizzo l’Amministrazione lo dovrebbe esprimere in seduta di consiglio venerdì 5 dicembre, dopo il rinvio di venerdì scorso a causa della discussione sulla MM. Esso sarà caratterizzato da 4 punti:
1- verde, temporaneo e in vaso
2- sedute, vivibili ma removibili
3- servizi tecnologici, oltre al wifi già attivo, per rappresentazioni, accessibilità e igiene
4- illuminazione, di molto maggiore a garanzia della sicurezza

Solo al termine di Expo, e all’esperienza compiuta nel suo uso, avremo più chiaro il destino sia della pedonalizzazione che degli Expo Gate.

Certamente l’esperienza accumulata sarà molto utile alla stesura di un disciplinare per un concorso solido e condiviso dalla città, afferma Valeria Bottelli. Ma se questa delibera esprimerà dei criteri significa dunque che sarà la Triennale ad esprimersi sul progetto.

Maurizio Baruffi è netto: non si è voluto fare un concorso, non ci sarà un vincitore, ma vi saranno sicuramente elementi discriminanti nelle analisi fatte. Per esempio, nessun interesse per il rientro delle auto nella piazza, che in questa fase non è prevista.

Positivo il bilancio riguardo il meccanismo progettato dalla Triennale quello espresso dal suo responsabile del settore architettura Alberto Ferlenga. Le indicazioni emerse dai vari progetti appaiono di grande interesse. Per la Triennale, d’altra parte, è stata occasione per rinnovare il proprio ruolo di promozione attiva della cultura del progetto.
Occuparsi di spazi pubblici ha implicazioni ben diverse dal progetto di un edificio, non sempre di esito scontato. Serve dunque, oltre che protocolli specifici, fare delle scelte. Di cui la Triennale si assume la responsabilità, chiamando ognuno a farlo per le proprie competenze.
La decisione ora sarà nella scelta di uno dei progettisti coinvolti da parte di una commissione di 4 membri, nominati da Triennale, al di fuori da Politecnico, con competenze e conoscenza della città, che diventerà responsabile del progetto esecutivo, in un modo dunque a salvaguardia della autorialità.

Proiect/Process è una delle parole d’ordine della piattaforma costruita dagli amministratori parigini per chiarire gli obbiettivi. Alexandre Labasse sintetizza i passaggi cruciali della costruzione del processo nelle costruzioni in Francia: a partire dal 1977, con il varo della Legge sull’Architettura, cui sono seguite nell’85 quella sulle Opere Pubbliche, nell’88 la creazione dell’Osservatorio –da lui presieduto- presso il Padiglione dell’Arsenale -una illuminazione, per noi che lavoriamo all'Atlante Milano che cambia- il 2001 l’obbligo di ricorrere a concorsi anche per i privati, con i 2004 contratto pubblico  e nel 2008 i percorsi partecipativi. Segue presentando 5 progetti definiti nel corso di questi anni, dal quartiere de Les Halles, del 2002, piazza della Repubblica, della Bastiglia, le sponde della Senna, e Botignoles, su terreni privati.

Il budget partecipativo, su 15 delle 23 aree ora proposte,  9 candidati saranno selezionati mediante voto elettronico per il passaggio alla seconda fase. Questo nuovo processo di trasformazione urbana è distribuito tra luoghi ed edifici esistenti che vengono affidati ad architetti che saranno tenuti a sviluppare con forme di partecipazione sia il progetto che il finanziamento delle opere. Sulle aree private la consultazione partecipata avviene, ma la decisione finale poi spetta ai privati, mentre nelle aree pubbliche il sindaco o un suo rappresentante presiede comunque la giuria.

Si aprono quindi le domande da parte del pubblico.
A Barbara Bianchi Bonomi, del Comitato Residenti, quanto rappresentato per Parigi appare lontano anni luce dalla questione di piazza Castello. Chiede quale sarà la disponibilità economica per la piazza e chi attuerà il progetto.

L’architetto Federico Tranfa sottolinea come dal racconto ascoltato, emerga il tentativo di inventare qualcosa di complesso ma del tutto fuori luogo: esistono già i Concorsi per fare quanto descritto, a seguito dei quali bisogna assumersi la responsabilità delle decisioni prese.
Considerate le premesse, il risultato delle proposte progettuali ottenute da questa consultazione appare alto, è necessario saper riconoscere il valore del progetto, del lavoro di tanti studi, che invece vengono usati a fini mediatici più che propriamente progettuali.

Da parte di Maurizio Baruffi c’è la consapevolezza di aver seguito un percorso per certi aspetti perfettibile, e che l’amministrazione si è trovata a dover correggere in corso d’opera quanto non ha funzionato, come evidente, afferma, nel grande sforzo fatto in questi mesi.
Riconosce anche la legittimità di bandire un Concorso per la definizione della soluzione definitiva. Del resto si è dimostrato nell’uso di questi mesi quanto l’Amministrazione creda nello strumento dei concorsi.
Rispetto alle somme a disposizione, allo stato l’Amministrazione dispone di 200.000€. è chiaro che si rende necessaria qualunque forma di sponsorizzazione.

Valeria Bottelli non disconosce la capacità di ascolto di questa Amministrazione. Piuttosto vi è forse una sorta di ‘doppia velocità’ che rende il processo ambiguo. Ma l’occasione è grande e inedita, nel cuore della città.

È mancata la codificazione del processo che abbiamo visto invece chiaro in Parigi, afferma Cesare Del Moro, residente in piazza Castello. Quello milanese è apparso infatti più uno svilupparsi tentativo di idee e soluzioni contingenti. Per questo è auspicabile questa codifica dei percorsi, cosa che sarà indispensabile anche per il Bilancio comunale se quest’anno si vuole partecipativo.

Marco Bay, progettista del verde del gruppo di Marco Zanuso, ricorda l’efficacia della mostra organizzata dall’Ordine ‘Expo dopo Expo’, indagine fotografica dedicata alle città in cui si sono svolte expo negli ultimi anni.  Si chiede cosa aspetti l’Ordine, con altrettanta puntualità, a organizzare 20 concorsi come quelli parigini, una volontà di qualità che a Milano sembra ancora mancare. Non è sufficiente qualche pianta in vaso, sono necessarie panchine e fontanelle.

Un altro professionista, soddisfatto della pedonalizzazione, invita a porre attenzione ai flussi di traffico, poiché ora piazza Castello è deserta lungo la settimana, e viceversa attorno è un macello.

A titolo personale, Valeria Bottelli concorda riguardo la confusa codifica del processo. Auspica che l’esperienza del semestre Expo dia ulteriori dati per meglio costruire il disciplinare del bando successivo. Ricorda l’esempio dello studio Snohetta per il progetto di Times Square a NY, in cui alcuni arredi su disegno venivano testati in loco in fase di studio prima della loro costruzione definitiva.
Riguardo i concorsi, ricorda che in questo anno grazie alla piattaforma realizzata sono stati fatti già 3 concorsi in città, e a seguire è già stata fatta richiesta d’uso sia da parte di privati e ora il Governo nazionale per le scuole. Infine riguardo il lavoro minuto è in corso un lavoro sull’arredo urbano.

Alberto Ferlenga diffida a cercare garanzie a priori sull’esito finale: non esiste garanzia alla qualità, è il dibattito a costruire la tensione e le questioni che producono le risposte migliori. Barcellona come Berlino hanno espresso concorsi memorabili grazie alla discussione precedente.
A Milano langue da anni una discussione sul tessuto urbano, e il disagio e la tensione creatasi al Castello si è data una risposta in tempi molto più brevi che con la pratica dei concorsi. Il meccanismo ha dato il suo risultato ma non istituisce una norma. Non dimentichiamo che per fare buoni concorsi, oltre che buoni bandi servono buone discussioni prima –oltre che buone giurie e soldi adeguati, aggiunge qualcuno dal pubblico…

È chiaro per Claudio Bacicalupo, architetto di lunga frequentazione degli uffici tecnici comunali, che con 200 mila euro senza sponsor non si fa nulla.
Nella soluzione del problema va incluso Foro Bonaparte, dotato di un valore storico analogo a piazza Castello, e per questo necessitano sistemazioni base: corsia preferenziale per i mezzi pubblici, traffico limite 30, e in generale è necessario integrare altri ragionamenti riguardo la mobilità cruciale di attraversamento dell’area.

Cecilia Bolognesi chiede a Labasse lumi riguardo la questione economica: come se la cava Parigi?

Alexandre Labasse sembra scapolare la domanda. Come per tutte le metropoli è un problema. L’intento era di guadagnare da questa operazione, ma più di tutto dare qualità architettonica ai nostri progetti. Ma sappiate che dietro quanto raccontato in 5 minuti, ci sono milioni di di ore di lavoro e dibattito. Perché per creare progettazione urbana di qualità non ci sono soluzioni standard.

Maurizio Baruffi cerca di far ordine nelle diverse questioni sollevate.
Riguardo il traffico, concorda per soluzioni alternative ai percorsi di bus e mezzi pubblici.
In merito al budget, sono ben più che consapevoli della sua inadeguatezza, ma esistono anche forme di donazioni e sponsor spontanee.
Sulla sequenza delle azioni, è chiaro che le bancarelle iniziali hanno innestato un problema che non verrà sicuramente ripetuto. E anche la fiera degli ‘oh bei oh bei’ è un' eccezione già replicata in questi anni.

Dal pubblico si fa presente che la pista ciclabile in trincea, anacronistica in una zona pedonale, che tutti i progetti hanno cancellato, è costata 7 milioni: non potevano essere utilizzati per la sistemazione?

Replica Baruffi: la pista ciclabile è legata ad un finanziamento ministeriale, e i 7 milioni coprono tutta la sua lunghezza, ben oltre piazza Castello. Se non fosse stato utilizzato, il finanziamento si sarebbe dovuto restituire, poiché non poteva essere oggetto di variante.

Giulio Barazzetta la prende da lontano, inneggia ai francesi liberatori, ricordando come la macchina amministrativa non impari mai da quanto succede. Porta l’esempio della riqualificazione in corso della Darsena, dove grazie al potere di Annonaria, ATM e Vigili Urbani alcune parti della piazza sono rimaste non risolte: è necessaria una direzione politica ferma e autorevole.

Maurizio Baruffi conclude garantendo che entro la settimana si avranno le linee guida dal Consiglio, per cui la successiva settimana sarà per la commissione di Triennale.

Conferma Alberto Ferlenga: sulla base di quel documento, la Commissione dei 4 saggi da loro nominata si esprimerà nei confronti del progettista da selezionare il quale, a sua volta, si impegnerà a adeguare il progetto al budget disponibile e alle indicazioni pervenute dal Comune. 

E chi saranno i 4 saggi?

Francesco de Agostini

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