Dal 02.02.2014 al 02.03.2014
INU lombardia e Ordine degli Architetti PPC di Milano hanno invitato Expo e Arexpo ad un incontro sul tema del riuso dell’area espositiva. Una breve sintesi, tra assenti e divaganti
Inu Lombardia e l’Ordine degli Architetti PPC di Milano, proseguendo il percorso di attenzione per Expo 2015 concretizzatosi in più occasioni nelle precedenti fasi di preparazione dell’evento, hanno promosso per mercoledì 29 gennaio un incontro in via Solferino volto ad approfondire e diffondere la conoscenza di quanto in corso di realizzazione e delle prospettive che si aprono per il futuro delle aree interessate, dopo la conclusione dell’Esposizione Internazionale.
Obiettivo dell’incontro doveva essere confrontare le ipotesi di riuso dell’area, dei manufatti e delle infrastrutture realizzate per Expo, conoscere il percorso che verrà seguito per la scelta del soggetto attuatore e per la definizione nuova destinazione dell’area e discutere le migliori modalità di valorizzazione del contesto territoriale e delle ingenti risorse pubbliche profuse.
L’incontro svoltosi presso la sede dell’Ordine ha preso avvio con la consegna del Premio Leonardo Fiori, per anni Presidente onorario di INU Lombardia, che attraverso le mani della signora Valeria Fiori è stato quest’anno consegnato a Giulia Maria Mozzoni Crespi, rappresentata per l'occasione dalla vicepresidente del FAI Anna Gastel. Nel ringraziare per le ottime parole dedicate alla Presidente, la definisce 'profetessa del domani, Cassandra in anni non sospetti riguardo al destino del pianeta e alla salvaguardia di aria, acqua, suolo'. Un faro illuminante, di 91 anni. Non da meno, ricorda l’architetto Guglielmo Mozzoni, quasi 99 anni di azione coordinata con la moglie premiata. Un'azione di salvaguardia in osmosi con l’intorno in cui si colloca, ovvero il paesaggio.
Infine ricorda il progetto ‘via lattea’, dedicato alla scoperta del parco sud, quest’anno concentrato sulla cintura verde attorno a Expo.
Marco Engel, coordinatore della giornata, premette sin da subito l’assenza per improrogabili impegni del Commissario Unico Delegato del Governo Giuseppe Sala e del suo Direttore Generale della Divisione Construction & Dismantling Angelo Paris, stato maggiore della socità Expo2015 spa. Quindi nessun aggiornamento sullo stato dell’arte.
Si parlerà dunque dello stato di avanzamento della progettazione del dopo Expo con i diversi rappresentanti e consulenti della società appositamente creata.
Non prima del benvenuto alla casa degli Architetti del Presidente Valeria Bottelli, per esprimere la soddisfazione di ospitare come consueto INU, partner con l’Ordine nell’organizzazione di questo incontro riguardo un tema che interessa e preoccupa assai.
Ricorda come l’iniziativa dell’Ordine ‘Expo dopo Expo’, indagine fotografica commissionata a 5 fotografi nelle città europee ospitanti Expo negli ultimi 20 anni, di cui parlerà più diffusamente Franco Raggi, abbia avviato con Daniela Volpi il tentativo di dialogo con le istituzioni preposte all’organizzazione dell’evento, per ottenere procedure trasparenti e aperte. Iniziativa quest’ultima che purtroppo non ha sortito grandi esiti.
Oggi è necessario interrogarsi sulla bontà del progetto dell’area, sia nell’interesse della collettività riguardo l’investimento compiuto, che delle procedure innestabili per ottenere strumenti di aggiudicazione dei progetti aperte e con obiettivi di qualità.
Le fa eco Luca Imberti: INU Lombardia ha istituito l’osservatorio Expo nell’estate 2008, attraverso cui negli anni hanno formulato diversi rilievi nel merito delle opportunità poste dalla scelta dell’area, oramai superate dall’appropinquarsi dell’evento.
Ricorda infine come Milano, attraverso la pianificazione del post Expo, sta mettendo a punto strumenti di governance metropolitana intercomunale, riguardo ai quali gli interrogativi sono molti.
Introducendo gli ospiti, Marco Engel traduce in puntuali quesiti per i relatori quanto fin qui detto: quale sarà il lascito di Expo e cosa in particolare per la collettività? Quale il percorso decisionale per giungervi e in che rapporto con le istituzioni locali?
Lorenzo Pallotta, per 4 anni architetto presso l’ufficio tecnico di Expo, oggi è distaccato presso Arexpo spa, la società che si occupa specificamente dell’organizzazione post Expo.
Arexpo (costituita dalla Regione Lombardia nel 2011, ha presentato le linee guida del Materplan post Expo nel novembre 2013, ndr) è proprietaria dell’area, concessa in diritto di superficie alla società Expo 2015 secondo un Accordo di Programma pregresso, come apprenderemo più avanti. Mostra foto dello stato di avanzamento dei lavori della piastra di sottostrutture necessarie all'organizzazione dell’evento, che una volta terminato servirà la struttura nascente.
Non trattandosi di area agricola, afferma, ma di un mosaico di più infrastrutture preesistenti, il lavoro preliminare è stato molto.
Di quanto si andrà a costruire per Expo 2015, 5 sono le strutture che rimarranno in futuro:
- Palazzo Italia, che ospiterà diverse start up italiane
- Open Air Theatre, che potrebbe trovare un gestore stabile
- Cascina Triulzia, centro di coordinamento di on lus, ong e cooperative sociali
- Passerella cascina merlata
- Passerella fiera
I padiglioni tematici, già aggiudicati e in fase di avanzata progettazione, potrebbero trovare continuità. In particolare:
- Padiglione Zero, di ingresso, progettato da Michele De Lucchi e curato da Davide Rampello
- Children park
- Il parco delle biodiversità, a est, terreno di coop e a cura di Stefano Mirti
- Futur food Eataly
- I Cluster tematici
Naturalmente, a lato dell’organizzazione delle porzioni edificate a cura di Expo 2015, vi sono i 135 padiglioni stranieri, di cui alcuni già aggiudicati a progettisti e altri oggetto di concorso, a configurare quello che allo stato attuale è il cantiere più grande d'Italia. Del resto, conclude Pallotta, smantellare completamente le strutture di Expo sarebbe un controsenso, stante il poderoso lavoro svolto per la piastra infrastrutturale e relativo costo, che va legittimamente, afferma, messo a valore.
Il presidente di Arexpo Luciano Pilotti, aziendalista, tenta di dipanare i criteri che sottendono la progettazione che il loro gruppo sta impostando.
Una cosa l’ha imparata, afferma: lo sviluppo urbano trascina lo sviluppo economico. Da cui il valore delle città future.
La metafora che utilizza per Expo è il poco fortunato confronto con il volo del calabrone (secondo una leggenda degli anni ‘30 impossibile da provare scientificamente, ndr), fondando le sue considerazioni sulle dinamiche urbane appresso esposte. In italia, 6 aree metropolitane condensano 1/3 della popolazione e il 50% della ricchezza. In America sono 100 le aree a concentrare 3/5 della popolazione. Ergo: le aree metropolitane europee sono caratterizzate da varietà e resilienza, a differenza di Detroit, che ha subìto la decadenza della città monofunzionale moderna. Il passaggio dalla città diffusa – basata sulla dicotomia centro periferia e sulla rendita di posizione che questa comporta - alla città estesa è capitale: le reti sono il nuovo centro, le infrastrutture e il connettivo attenuano i fattori di scarsità. Tutto questo per dire che il post Expo definisce una nuova centralità?
Sbagliamo a domandarcelo e così perdiamo il filo, tra intangibilità delle attività e generazione di esternalità positive.
Per quanto rigurada Arexpo, il suo Presidente la definisce società ‘cava’, in quanto composta da risorse in prestito dalle diverse consociate: Comune di Milano e Regione 35%, Fiera 27%, Provincia 2% e comune di Rho 1%. Per questo, afferma, senza sede né clientele.
Conclude con la proposta di raccolta di idee cluster ibridate per le linee guida, attraverso architetti come "formiche" che tutte assieme fanno il formicaio, altro che archistar. La sala mormora, c’è chi propone di regalare al presidente il noto libro di Gino e Michele "anche le formiche nel loro piccolo si incazzano”, premonitore testo del ’91…
Paolo Galuzzi ci riporta coi piedi per terra. Noto urbanista, è coinvolto come coordinatore del tavolo direzionale per la stesura delle linee guida del masterplan che andrà a gara nel 2014 alla ricerca di soggetti attuatori. Fissate con questi le condizioni, Arexpo accompagnerà il progettista per la redazione del piano urbanistico che scatterà nel 2016.
L’area è un Enclave, chiusa tra arterie a scorrimento veloce, dunque facilmente accessibile ma allo stesso tempo isolata.
3 le mosse contenute nelle linee guida:
- la valorizzazione, come legacy di Expo, di infrastrutture materiali e no
- la continuità d’uso, definita fast post, al termine di Expo, senza troppi tempi morti in mezzo ma piuttosto suddividendo in più lotti la riqualificazione dell’area
- insediamento immediato del parco tematico che da solo occupa quasi la metà dell’intera area, circa 44 ettari
Il resto dell’area sarà impegnato per dotazioni territoriali e urbanizzazioni primarie; le superfici per insediamenti privati saranno inferiori al 25% dell'area, con una copertura massima raggiungibile del 60%. Le quantità massime sviluppabili sono pari a 489.000 mq a cui vanno aggiunti 30.000 mq di Housing Sociale, a seguire quanto già sarà stato realizzato per la cittadella di appoggio residenziale delle delegazioni di Cascina Merlata, comunque esterna a questi conteggi.
Efficaci le immagini in cui si mostra come le dimensioni dell’area siano affini allo sviluppo di corso Buenos Aires o dell’intera Bicocca.
Le immagini rappresentano il tessuto edificato in 2 macro aree, che vorrebbe andare a definire un mix non a partire dalla residenza.
Infine, come già accennato, la qualificazione dei 5 elementi che rimarranno al termine della manifestazione.
A conclusione degli interventi Franco Raggi illustra quanto, proprio nell’ottica post Expo, l’Ordine nel 2009 propose con Expo dopo Expo una serie di dibattiti ad accompagnare la campagna fotografica compiuta sulle esperienze di Siviglia '92, Lisbona '98, Hannover 2000, Svizzera 2002 e Saragozza 2008, la mostra alla Triennale che ne seguì, come contributo al ragionamento sul masterplan allora in fase di redazione, in cui si proponeva proprio di partire dalla fine.
Lucio Stanca, il commissario interlocutore di allora, non ebbe alcun ruolo dialogico a riguardo, richiamando le taumaturgiche capacità di Bourdet, allora impegnato per le Olimpiadi di Londra e salvifico consulente per il masterplan di Expo.
Ma oggi le domande che avrebbe voluto fare ai rappresentanti di Expo sono altre: come è stato incaricato De Lucchi del padiglione Zero? Dovevano esserci i concorsi, con gli ingegneri si propose una formula gara/concorso che alla fine Infrastrutture Lombarde affossò, in una procedura dilatoria che ha di nuovo vinto, facendo prevalere urgenza e emergenza.
Chi disegnerà il parco della Biodiversità? Quanto la piastra è flessibile a idee alternative al masterplan illustrato? Chi fa che cosa? Come ha avuto l’incarico Galuzzi?
Dal pubblico rincara l’arch. Patrizio Mosca: vi è uno studio gestionale dell’infrastruttura? Chi si distribuirà gli introiti extra?
Giovanna Giannattasio chiede approfondimenti sui finanziamenti di questo masterplan.
Altri dal pubblico chiedono perché non si è presa in considerazione l’idea di Expo diffusa.
Ci prova il presidente Arexpo Luciano Pillotti, ma, dice, può parlare solo per sé, che si è limitato ad inviare un CV...
Paolo Galuzzi sembra capire la domanda: essendo la società composta da diversi enti, ognuno di loro è soggetto distaccato dai soci. Per quanto lo riguarda, il Comune di Milano, nell’ufficio progetti speciali diretto dall’arch. Giancarlo Tancredi insieme a MM, segue Expo sotto l’aspetto tecnico. Così come l’arch. Lorenzo Pallotta è distaccato da Expo spa.
Per quanto riguarda il chi fa che cosa, essendo Galuzzi designato dal Comune, risulta evidente la matrice territoriale del Masterplan che ne discenderà.
Per quanto riguarda la gestione del parco, si tratta di uno dei temi inseriti nel business plan e conseguentemente di gara, fermo restante che le strutture di Expo sono a secco, a favore del loro smantellamento.
Infine, riguardo Expo diffusa, in analogia al fuori salone, la considera una manifestazione di vitalità: l’innovazione nasce come forma spontanea.
Ce l’aspettiamo dunque, se ci sarà ancora energia…
Francesco de Agostini