Dal 01.01.2008 al 31.12.2008
da Il Sole 24 Ore del 6-1-08 - un'itervista a Benedetta Tagliabue, milanese, con al proprio attivo sedici anni di architettura in terra spagnola
L'ultima opera di prestigio è il padiglione spagnolo per la World Expo del 2010 a Shangai per cui ha appena vinto un concorso internazionale. Ma Benedetta Tagliabue, 44 anni, milanese, ha al proprio attivo sedici anni di architettura in terra spagnola, da quando nel 1991, raggiunse lo studio di Enric Miralles a Barcellona per diventarne socia e compagna. Lo studio Embt ha realizzato da allora progetti di fama mondiale come l'edificio del Parlamento scozzese a Edimburgo (1998-2004), il mercato di Santa Caterina a Barcellona (1997-2005) e, sempre nella capitale catalana, il quartier generale della Società Gas Natural (1999-2007), torre di vetro di venti piani con uno spettacolare edificio a sbalzo, che sarà presto inaugurato dai reali di Spagna.
Enric e Benedetta hanno lavorato insieme fino al 2000, anno della scomparsa di lui, quando lei ha preso le redini dello studio. «Sono andata all'estero – racconta Tagliabue – quando mi sono resa conto che l'Italia è una mamma poco generosa, che taglia le ali ai suoi figli, non permette loro di esprimere le proprie capacità». A Napoli è allestita in questi mesi la mostra «La tradizione del fare. Dieci anni di architetture di Miralles Tagliabue Embt».
Nel capoluogo partenopeo Embt sta realizzando la stazione della metropolitana Centro direzionale. L'unico precedente progetto italiano, la nuova sede dello Iuav, Università di architettura di Venezia, seppur vincitore di un importante concorso che aveva coinvolto professionisti di tutto il mondo, è rimasto un nulla di fatto. Iniziato nel 1998, dopo aver ottenuto tutti i permessi della Sopraintendenza, ha aperto il cantiere nel 2002, ma i lavori sono stati poi bloccati dal fallimento dell'impresa costruttrice. Demoliti i Magazzini frigoriferi per far posto alla nuova sede universitaria, è rimasto solo un cratere nel cuore della città.
Tagliabue è la capostipite di una nuova generazione di architetti italiani, fra i 35 e i 45 anni, che ha cercato fortuna all'estero. E l'ha trovata: emigrando, spostandosi, alleandosi con colleghi stranieri, mescolando non di rado vita professionale e privata, aprendo oltre frontiera nuove sedi oltre a quelle italiane, semplicemente realizzando singoli progetti, grandi e piccoli. Come fecero, rispettivamente 35 e 20 anni prima di loro, Renzo Piano e Massimiliano Fuksas in terra francese. Ma i giovani architetti di oggi sono un fenomeno assai diverso dal pionierismo isolato dell'autore del Beaubourg (1972-77) e dell'architetto romano che, primo straniero, si aggiudicò il Grand prix d'architecture française nel 1999 avendo realizzato per oltre dieci anni una serie importante di scuole, quartieri residenziali, università, spazi per la cultura, musei: i giovani di oggi sono al tempo stesso una espressione tipica dello spirito imprenditoriale del made in Italy nell'economia globale e la punta di eccellenza di quella "generazione Erasmus" che ha vivificato l'architettura italiana, non avendo timore di sfidare maestri, baroni e fratelli maggiori e credendo sinceramente nella possibilità di affermare anche in Italia il segno della contemporaneità. A dispetto degli argomenti, non di rado stucchevoli, sulla difesa dell'identità italiana, che hanno ingessato l'offerta e il mercato dell'architettura in Italia negli ultimi trenta anni.
In Portogallo
«Ho lavorato tredici anni a Lisbona, prima nello studio di Carrilho da Graça e poi con un mio studio», racconta Giulia De Appolonia, 38 anni, friulana. Tornata nel 2006 «per assistere mia madre, ma anche perché mi interessava capire come funziona il mercato italiano». Basta un anno, però, per rendersi conto che ci sono troppe difficoltà, troppa burocrazia. «Già guardiamo fuori - dice - perché qui solo Zaha Hadid ha il peso per riuscire a progettare e realizzare; un architetto normale viene strangolato da regolamenti, limitazioni, budget irreali rispetto al mercato, parcelle ridicole nelle opere pubbliche». Per fortuna, agiunge, «c'è una ripresa del mercato privato».
Nella città di Bragança, nel Portogallo orientale, De Appolonia ha appena inaugurato il Museo della scienza, un edificio-percorso che conclude la passeggiata lungo il fiume. Localizzato sul sedime di una centrale idroelettrica, l'edificio è stato costruito sull'acqua e, quando il fiume è in piena, assume le sembianze di una barca, con le onde che si infrangono sui muri di contenimento della piattaforma.
Pochi mesi dopo essere arrivata in Italia, De Appolonia si è aggiudicata (con Paolo Mestiner, Andrea Busi e Arup Italia) il primo premio per l'Istituto zooprofilattico di Brescia, struttura innovativa, con direzione, area amministrativa e spazi conferenze multiuso su una superficie di 3mila metri quadrati. Un iter lungo e a ostacoli: la scorsa primavera è stato consegnato l'esecutivo e si attende a breve lo sblocco dell'unico progetto pubblico sul tavolo di De Appolonia. Con il nuovo partner Camillo Botticini solo progetti privati; fra i clienti Europa Risorse e Cabassi.
Altri giovani hanno scelto di emigrare: Claudio Silvestrin lavora per Armani in tutto il mondo, Michele Cannatà nella penisola iberica. Paola Cannavò, Maria Ippolita Nicotera e Francesca Venier, tre giovani paesaggiste, nel 2000 hanno fondato Studio.eu a Berlino.
In Francia e Spagna
Lo studio italo-spagnolo dei trentenni Barozzi e Veiga ha ricevuto nel 2007 il premio Leaf Award come migliori giovani architetti dell'anno. In soli tre anni di attività professionale questo team emergente ha vinto il primo premio per quattro importanti concorsi, compreso quello per la filarmonica di Szczecin in Polonia, e in questi giorni ha ricevuto l'incarico per una residenza di lusso in Mongolia nell'ambito di un masterplan firmato dagli svizzeri Herzog & De Meuron. Lo studio italo-francese Lan è attivo a Parigi dal 2002 per opera di Umberto Napolitano e Benoit Jallon, mentre il duo Alessandra Faticanti e Roberto Ferlito controlla lo studio Nabito a Barcellona. Lan e Nabito vantano il prestigioso premio francese Naja (Nouveaux albums de la jeune architecture). «Essere nominati negli Albums – racconta Napolitano – vuol dire far parte delle promesse dell'architettura francese». Un trampolino di lancio, grazie a un programma curato del ministero della Cultura francese che ogni due anni sceglie una ventina di studi tra più di mille candidati e offre loro una vetrina, favorendo l'accesso alle commesse pubbliche, mettendo in mostra i progetti e presentando questi studi emergenti agli attori della scena immobiliare.
I Nabito, 70 anni in due, formati in Italia presso gli studi della nuova architettura italiana come Ian+, t studio e Archea, hanno arricchito il loro bagaglio in Francia e in Belgio, arrivando poi in Spagna nella cerchia di Manuel Gausa e della casa editrice-studio Actar. Sono un esempio dei molti trentenni italiani impegnati nella gavetta internazionale presso i team di archistar come l'olandese Rem Koolhaas o presso grandi società di progettazione come l'americana Som.
A Saragozza, città dell'Esposizione del 2008, è impegnato Romolo Roberto Calabrese (1966) che ha vinto un concorso per tre torri di dieci piani destinate a residenze e uffici (43milioni di euro) indetto dalla Zaragoza Alta Velocitad (società partecipata da amministrazioni locali e dalle società ferroviarie Renfe e Adif) per la trasformazione urbana in seguito alla rimodellazione del sistema ferroviario e del suo intorno. Tre torri colorate, leggere e sospese che saranno realizzate a partire dal 2009 in prossimità della stazione intermodale firmata da Carlos Ferrater. E per l'Expo 2008 è prevista anche la realizzazione di un padiglione firmato da Italo Rota e di un altro denominato Digital Water Pavilion che nasce dal lavoro dello studio Carlorattiassociati di Torino e dal Mit di Boston.
Negli Usa
Lot ek, nato nei primi anni 90 a New York da due architetti napoletani, Ada Tolla e Giuseppe Lignano, si è distinto per l'alta sperimentazione nel campo dei sistemi prefabbricati basati su uno spregiudicato e innovativo impiego del container, esportato anche nel quartiere della moda di Pechino.
Vanno all'estero anche gli architetti della generazione precedente ormai affermatisi in Italia, come il bolognese Mario Cucinella (1960) o il milanese Cino Zucchi (1955). Dopo la realizzazione del Siieb di Pechino, un edificio-foglia e autentica macchina ecologica, Cucinella continuerà il suo impegno in Cina firmando lo start up della prima fase progettuale di Dongtan, ecocity a zero impatto ambientale ideata dalla società di ingegneria Arup su un'isola artificale di fronte a Shanghai. Cino Zucchi con One-works (Cavalli-De Carli) ha invece vinto il concorso privato indetto dalla famiglia Sawiris ad Andermatt in Svizzera per realizzare circa 12mila metri quadrati di residenza, 4mila di hotel e 1.500 di commerciale. In Olanda, a Enschede, Zucchi sta ultimando una unifamiliare nell'ambito di un boulevard di case d'autore e ancora a Helsinki ha redatto un masterplan per l'area di Keski Pasila, base per la strumentazione urbanistica di un'area di circa 250mila metri quadrati.
In Polonia
Alcuni mesi fa l'architetto fiorentino Claudio Nardi ha vinto il concorso per la realizzazione del Museo d'arte moderna e contemporanea nella zona detta "Fabbrica di Schindler" a Cracovia.
In Cina e in Africa
Archea di Marco Casamonti, che da tre anni ha aperto uno studio a Pechino, ha realizzato la sede della Camera di commercio e una discoteca. «È un mercato interessante e faticoso – dice Casamonti -. Non accadeva da vent'anni che le compagnie straniere cercassero progettisti italiani». In virtù di questo interesse da parte di molte società straniere all'approccio italiano, lo studio genovese dei 5+1AA ha aperto da poche settimane una nuova sede a Parigi. «In Italia – dice Alfonso Femìa, partner dello studio – mancano le prospettive per un futuro di qualità. Il successo sta nell'affermarsi altrove». Lo studio milanese Metrogramma ha firmato un villaggio con hotel, appartamenti e 130 ville per 4mila persone a 200 km da Pechino per conto della Leitner Technologies, colosso mondiale nella produzione degli impianti a fune. Uno ski-resort altoatesino sulle vette cinesi che sarà ultimato entro il 2011 per un importo lavori da 130milioni.
Lo studio veneziano Tamassociati ha realizzato in Sudan un ospedale e un luogo di culto per conto di Emergency, il monzese Emilio Caravatti ha realizzato case, scuole e centri di accoglienza in Mali.
In Russia
Quarantenni ambasciatori dell'architettura made in Italy. Come Alessandro Zoppini, progettista dell'Oval, la pista del ghiaccio divenuta una delle opera simbolo delle Olimpiadi di Torino, che replicherà l'operazione anche in Russia a Sochi per i giochi del 2014, progettando gli impianti in cui saranno disputate le gare di pattinaggio in velocità e artistico. Il romano t-studio, guidato da Guendalina Salimei, si è aggiudicato un concorso per la maxiriqualificazione urbana a Bratislava; mentre i milanesi +Arch, architetti di Dolce e Gabbana, realizzano, dopo aver vinto un concorso internazionale, un complesso direzionale e commerciale a San Pietroburgo.
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Un edificio che sembra una barca
E stato inaugurato nei mesi scorsi nella città di Bragança, nel Portogallo orientale, il Museo della scienza progettato da Giulia De Appolonia, architetto friulano 38enne (nella foto). Realizzato sul sedime di una centrale idroelettrica, in una posizione altimetrica molto bassa rispetto al nucleo storico, quando il fiume è in piena l'edificio sembra una barca con l'acqua che sbatte sui muri di contenimento (foto a lato)
Nel cuore della Cina una città di montagna dal design italiano: sarà realizzato entro il 2011 a 200 km da Pechino uno ski-resort altoatesino firmato dagli under 40 milanesi Metrogramma per conto della Leitner Technologies, il colosso mondiale nella produzione degli impianti a fune. Lavori da 130milioni per realizzare un albergo da 2mila posti, appartamenti per 1.200 persone e 130 ville
In Russia a Sochi per i giochi del 2014 Alessandro Zoppini, milanese, 41 anni, progettista della pista del ghiaccio delle Olimpiadi di Torino, replicherà l'operazione firmando gli impianti in cui saranno disputate le gare di pattinaggio in velocità (Oval) e artistico (Arena). Oval e Arena verranno realizzati a 300 metri di distanza l'uno dall'altro, saranno rivestiti in acciaio, in buona parte riciclato, e con una finitura capace di regalare alle strutture una colorazione cangiante a seconda dell'inclinazione del sole. Internamente l'Arena (12mila posti) sarà rivestita in materiale plastico traslucido, di colore grigio, retroilluminato con una luce bianca; mentre l'Oval (8mila posti) sarà in legno. Al termine delle due settimane olimpiche entrambe le strutture saranno riconvertite per altri usi
Il restyling della discoteca Tango di Pechino, uno dei locali più frequentati della città, è stato ultimato da Archea, concentrando lo sforzo creativo nella ricerca di una texture originale per la pelle dell'edificio. Grandi pannelli di alluminio dal design customizzato fanno convivere fori grandi e piccoli sulla facciata alta 16metri e lunga 30, concepita come landmark metropolitano che si anima di luci nelle ore notturne
TRA I PROTAGONISTI
Benedetta Tagliabue, milanese, 44 anni, è a Barcellona dal 1991 quando è divenuta socia dello studio Embt. La realizzazione più recente è la nuova sede del gruppo spagnolo Gas Natural (foto in alto): una torre in vetro di 20 piani e un edificio a sbalzo collegato alla torre dal quinto al decimo piano; una composizione di volumi distinti ricoperti da un unica pelle che varia a seconda della luce, del tempo e della posizione da cui si osserva l'edificio.